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- 78 - Leggende dalla Val di Sole: minatori e spettri
La lettura di uno o due racconti di storie o leggende della Val di Sole seguita da un breve approfondimento storico sull’argomento è il formato che abbiamo scelto per lo speciale estivo registrato all’aperto in Val di Sole (promettiamo: mai più registrazioni accanto a un corso d’acqua! 😓) e, se vi piacerà, sarà il formato che adotteremo anche nei futuri speciali estivi.
Quest’anno parliamo dei minatori che scavavano il ferro nelle miniere sopra Comasine e della chiesetta di Pegaia.
Le storie sono tratte da “Lungo le rive del noce – leggende e racconti delle valli di Non e Sole” di Quirino Bezzi; edizioni Centro Studi Val di Sole. Prima pubblicazione del 1988, ristampa del 1996.
Le miniere di San Luigi e di San Carlo si trovano qui:
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La chiesetta di Pegaia si trova qui:
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Musiche usate per la puntata
In questa puntata non abbiamo utilizzato una musica di sottofondo.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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La chiesetta di Pegaia (San Bartolomeo)Tue, 03 Sep 2024 - 22min - 77 - Tutankhamon
Tutankhamon: il faraone bambino
Nell’immaginario collettivo Tutankhamon è forse il faraone per eccellenza: l’aura della maledizione, il fortunoso ritrovamento della tomba e la famosissima maschera d’oro ne hanno accresciuto e definito il fascino. Eppure, Tutankhamon regnò per poco tempo e morì a soli diciotto anni. In questa puntata ripercorriamo la sua storia, quella del tempo in cui ha vissuto e delle circostanze che lo hanno portato fino a noi.
Fonti bibliografiche
* “The Unknown Tutankhamun: A Biography of the Unknown King” di M. Eaton-Krauss, ed. Bloomsbury 2015
* Sito sugli usi egizi
Musiche usate per la puntata
* “The Legend of Narmer” di WombatNoisesAudio (licenza Creative Commons Attribution 3.0).
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immaginiFri, 17 May 2024 - 43min - 76 - Eva Perón
La santa dei descamisados
In questo episodio ripercorriamo la breve, ma sfolgorante vita di Eva Perón che dalla povertà dell’entroterra brasiliano arrivò a Buenos Aires dove, dopo una discreta carriera nel mondo dello spettacolo, divenne la moglie del presidente argentino Juan Perón. Amatissima dal popolo argentino sia per il suo impegno verso i poveri, sia grazie a una sapiente politica, Eva è ancora oggi ricordata e venerata come una delle persone che più si spese per la classe operaia e i racconti apocrifi su di lei sono innumerevoli.
Segnaliamo, non per l’accuratezza storica, ma per la bellezza delle musiche e la bravura degli attori il musical “Evita” del 1996 per la regia di A. Parker con Madonna, Antonio Banderas (che canta benissimo) e Jonathan Pryce.
Fonti bibliografiche
* “Evita: The Real Life of Eva Perón” di N. Fraser e M. Navarro ed. W.W. Norton & Co. (1996)
* https://www.evitaperon.org/ (sito biografico)
Musiche usate per la puntata
* “Don’t cry for me Argentina“, composta da Andrew Lloyd Webber su testi di Tim Rice nel 1976 per il musical Evita, nella versione cantata da Madonna per il film omonimo del 1996.
* “Tango de Manzana” di Kevin MacLeod (incompetech.com). Licenza Creative Commons By Attribution 3.0.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immaginiMon, 01 Apr 2024 - 56min - 75 - Caterina de’ Medici – seconda parte
La regina nera
In questa seconda puntata ci soffermiamo a lungo sugli eventi che portarono al massacro della Notte di San Bartolomeo, l’episodio più sanguinoso e politicamente disastroso del “regno” di Caterina. Questa carneficina contribuì, più di ogni altra cosa, a disegnare attorno a Caterina l’aura della Regina Nera: una donna capace di ricorrere a omicidi, tradimenti e stermini pur di tener stretto il potere per sé e per i propri figli.
L’altra parte ripercorre invece la fine del regno di Carlo e quello di Enrico fino alla morte di Caterina avvenuta nel gennaio 1589.
Se volete vedere un bel film, anche se non sempre aderente alla realtà storica, consigliamo “La Regina Margot” del lontano 1994, diretto da Patrice Chéreau e con la bravissima (e sempre compianta) Virna Lisi nei panni di Caterina, liberamente tratto dall’omonimo romando di Dumas padre.
Fonti bibliografiche
* “Caterina de’Medici: un’italiana alla corte di Francia” di J. Orieux, Mondadori, 1997
* “Caterina de’Medici” di L. Frieda, Giunti 2003
Musiche usate per la puntata
* Dont vien cela di Claudin de Sermisy. Fonte: Wikimedia commons.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immaginiSat, 27 Jan 2024 - 59min - 74 - Caterina de’ Medici – prima parte
La banchiera alla corte di Francia
Caterina de’Medici è una figura complessa e avvolta da numerosi pregiudizi. Il primo fu quello che patì durante i cinquanta e passa anni che visse in Francia dove venne sempre vista come la donna straniera, che veniva da una famiglia divenuta potente grazie al denaro delle attività bancarie, di origini se non umili di sicuro non nobili. Nata per avere una vita tranquilla, si trovò contro ogni previsione a governare una delle più grandi nazioni europee in un momento storico tumultuoso e complicato. In questa prima parte seguiamo Caterina lungo la sua infanzia e fino alla vigilia della Notte di San Bartolomeo, una delle più sanguinose della storia francese.
Fonti bibliografiche
* “Caterina de’Medici: un’italiana alla corte di Francia” di J. Orieux, Mondadori, 1997
* “Caterina de’Medici” di L. Frieda, Giunti 2003
Musiche usate per la puntata
* “Doulce Mémoire” di Antonio Gardano, eseguita da Collegium Vocale. Fonte: Wikimedia Commons. Gardano è un compositore nato in Provenza ma poi trasferitosi a Venezia, quasi contemporaneo di Caterina (1509-1569).
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immaginiSun, 24 Dec 2023 - 54min - 73 - I processi alle streghe di Salem
Fra isteria di massa, fanatismo religioso e turbolenze politiche
Nel 1692, nel villaggio di Salem due ragazzine manifestarono sintomi che oggi le avrebbero portate dritte dalla neuropsichiatra infantile; quattrocento anni fa la risposta fu sicura e unanime: possessione demoniaca. Tuttavia, liquidare la faccenda come un mero episodio a carico di creduloni fanatici puritani sarebbe ingiusto, per tutti gli attori in gioco. I puritani erano una piccola comunità incorporata dentro altre comunità più grosse, organizzate e non necessariamente a loro favorevoli. Il sospetto e gli interessi personali che infettarono la comunità dell’Essex in quei pochi mesi deve, senza dubbio, essere letta in un’ottica di più ampio raggio.
(Contenuto extra: non perdete, dopo i titoli di coda, la raccolta di tutti gli “ehhhmm” di Anna Lisa tagliati da questa puntata 😀).
Fonti bibliografiche
* Documenti del processo a cura della Missouri-Kansas City Law School
* Documenti del processo a cura dell’Università della Virginia
* “Death in Salem: The Private Life Behind the 1692 Witch Hunt” di D. Foulds, Globe Pequot ed. agosto 2013.
Musiche usate per la puntata
* “Suspicion” di Celestial Aeon Project. Fonte: Jamendo.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
* Musica di sottofondo per “scarti di storia” dopo i titoli di coda: “Hyperfun” di Kevin MacLeod (incompetech.com); licenza Creative Commons: By Attribution 3.0
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immaginiFri, 24 Nov 2023 - 49min - 72 - Jane Austen – seconda parte
I capolavori di Mansfield Park e Persuasione
La vita di Jane Austen fu pressoché priva di grossi sconvolgimenti, quando il padre lasciò la curazia e Jane, insieme alla madre e alla sorella, si trovò priva di una casa intervenne uno dei fratelli e tutti i maschi, nel merito delle proprie possibilità, assistettero le donne della famiglia; eppure i suoi personaggi affrontano le più svariate peripezie descritte con cognizione di causa. Jane, in apparenza, aveva anche una scarsa conoscenza dei “fatti della vita”, ma quasi tutti i suoi romanzi smentiscono questa convinzione. In “Mansfield Park” si toccano, più che in altre opere argomenti quali lo schiavismo, il divorzio e l’adulterio. In “Persuasione” si parla a lungo di perdono, rimorso, influenzabilità e fedeltà. Gli ultimi due romanzi di Jane sono un concentrato di morale, nel senso migliore del termine, e un invito a riflettere sulle proprie scelte e sulle loro conseguenze.
Jane Austen, col tempo, è diventata anche un personaggio su cui scherzare, come nel secondo episodio della seconda stagione di Good Omens:
Se avete perso la puntata precedente della serie su Jane Austen la potete trovare qui: Jane Austen – prima parte.
Fonti bibliografiche
* “La zitella illetterata. Parodia e ironia nei romanzi di Jane Austen” di Beatrice Battaglia, ed. Liguori (2009).
* “Jane Austen, i luoghi e gli amici” di Constance Hill, ed. Jo March (2013).
Musiche usate per la puntata
* Gymnopédies – III. Lent et grave di Erik Satie interpretato da Madì. Fonte: Jamendo.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Tue, 24 Oct 2023 - 49min - 71 - Jane Austen – prima parte
L’autrice inglese più famosa del mondo raccontata attraverso le sue opere
Jane Austen, forse, non avrebbe mai immaginato che a più di duecento anni dalla sua morte saremmo stati ancora qua a leggere i suoi libri e che da essi sarebbero scaturiti innumerevoli sequel, spin off e retelling. Nata e cresciuta nella campagna inglese, Jane era una donna arguta, intelligente e mediamente povera, di certo non abbastanza ricca da attrarre i corteggiatori a frotte e probabilmente non abbastanza bella per compensare la scarsità della sua dote. A una vita matrimoniale mediocre Jane preferì la solitudine in un’epoca in cui lo zitellaggio era ancora uno stigma e dedicò la propria vita alla scrittura. In questa puntata ripercorriamo le sue orme fino alla vigilia della pubblicazione di “Mansfield Park”, quando ormai era diventata un’autrice piuttosto famosa.
Fonti bibliografiche
* “La zitella illetterata. Parodia e ironia nei romanzi di Jane Austen” di Beatrice Battaglia, ed. Liguori (2009).
* “Jane Austen, i luoghi e gli amici” di Constance Hill, ed. Jo March (2013).
Musiche usate per la puntata
* Gymnopédies – I. Lent et douloureux di Erik Satie interpretato da Alessandro Deljavan (OnClassical). Fonte: Jamendo. E’ un brano di un autore francese e posteriore di quasi un secolo (1888), ma per noi evoca precisamente le atmosfere di Jane Austen e dei suoi libri.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Sun, 24 Sep 2023 - 50min - 70 - La battaglia di Alamo
Verso l’indipendenza del Texas
Fra il 1835 e il 1836 il Texas, allora facente parte del Messico, insorse contro il governo centrale guidato dall’autoproclamatosi dittatore Antonio L. de Santa-Anna. I motivi erano molteplici: militari, giuridici, economici e culturali; molti uomini arrivarono dagli Stati Uniti per appoggiare la causa dei loro ex-connazionali emigrati e i combattimenti furono vari e aspri. Fra la fine di febbraio e i primi di marzo del 1836 un manipolo di uomini tenne e perse la fortezza di Alamo. Quasi tutti gli occupanti morirono e, col tempo, la Battaglia Alamo divenne oggetto di profonda retorica nazionalista.
Abbiamo aperto il gruppo Telegram di Gocce di Storia, per chiacchierare di tutto ciò ch riguarda direttamente o indirettamente la storia. Lo trovate su https://t.me/goccedistoria.
Fonti bibliografiche
* “Forget the Alamo: The Rise and Fall of an American Myth” di B. Burrough, C. Tomlinson e J. Stanford, Penguins Publishing Group (2022)
* Texas Historical Association
Musiche usate per la puntata
* “Sardana” di Kevin MacLeod (incompetech.com); licenza Creative Commons: By Attribution 3.0.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immaginiTue, 18 Jul 2023 - 46min - 69 - Caterina II di Russia: il trono inaspettato
Una nobile prussiana diventa zarina
La Russia del ‘700 era un luogo tutt’altro che tranquillo, colpi di stato e congiure avevano rovesciato zar e mietuto numerose vittime. È in questo contesto che si inserisce Caterina II di Russia, una giovane prussiana che, per sfuggire al convento, costrinse il marito all’abdicazione divenendo, quindi, zarina.
Caterina fu una donna libera, liberale e molto erudita. In questa puntata ripercorriamo le sue orme dalla nascita fino alla morte avvenuta, per sua fortuna, per cause naturali.
Fonti bibliografiche
* “Caterina la Grande e la Russia del suo tempo” di I. de Madariaga ed. Einaudi, 2021
Musiche usate per la puntata
* “Orthodox Chant” di Steve Oxen (Fesliyan Studios).
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immaginiTue, 02 May 2023 - 44min - 68 - Vampiri: fra mito e realtà
Teste d’aglio, paletti di frassino e film
Il vampiro è una figura folkloristica universalmente diffusa e, negli ultimi anni, anche oltremodo affascinante. In questa puntata sui generis puntiamo lo sguardo su Erzsébet Báthory e Vlad III di Valacchia, entrambi legati al mito del vampiro e al vampirismo. Due figure inafferrabili, confuse, piene di ombre e la cui reputazione è stata inquinata da talmente tante dicerie che discernere il vero dal falso è impossibile o quasi.
Per quante opere visive e letterarie abbiamo citato in puntata, molte altre non lo sono sono state per questioni di spazio. Aggiungiamo alla lista “Io sono leggenda” di Richard Matheson che ribalta lo stereotipo del mostro.
Ecco i link ai podcast di storia che abbiamo segnalato alla fine dell’episodio:
HistoryCast
Di Enrica Salvatori.
Il podcast è diventato difficile da ascoltare, perché il dominio historycast.org è ormai scaduto da tempo. Si trovano ancora le puntate su The Internet Archive o su zenodo.org.
Bistory
Ideato e narrato da Andrea W. Castellanza, diretto e prodotto da Sebastian Paolo Righi per NWFactory.
https://www.spreaker.com/show/bistory
Podcast con le lezioni e le conferenze di Alessandro Barbero
Curato da Fabrizio Mele
https://barberopodcast.it/
Storie di donne nella storia
Di Francesca Ferragina
https://francescaferragina.com/storie-di-donne-nella-storia/
Storia d’Italia
Di Marco Cappelli
https://italiastoria.com/
https://www.spreaker.com/show/storia-ditalia
DirtypediA
Di Vincenzo Olindo
https://www.spreaker.com/show/dirtypedia
Fonti bibliografiche:
* “Assassine” di Cinzia Tani, ed. Mondadori, 1999
* “La contessa Dracula. La vita e i delitti di Erzsébet Báthory” di Tony Thorne, ed. Mondadori, 1998
* “Dracula, Prince of Many Faces: His Lifes and Times” di Radu R. Florescu e Raymond T. McNally, Brown US (1989)
* “Il mito del vampiro. Da demone della morte nera a spettro della modernità” di Mario Barzaghi, ed. Rubbettino, 2010.
Musiche usate per la puntata:
* “Gregorian Chant” di Kevin MacLeod (incompetech.com); licenza Creative Commons: By Attribution 3.0.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immagini:Sat, 01 Apr 2023 - 1h 02min - 67 - Le guerre d’indipendenza scozzesi – seconda parte
La sconfitta dell’Inghilterra
Dopo la morte di Wallace (raccontata nella puntata precedente), la causa scozzese perse di forza ed Edoardo arrivò quasi a sottomettere la Scozia. Fu solo dopo la battaglia di Bannockburn che le cose cambiarono e Robert poté davvero fregiarsi del titolo di re.
Per anni si susseguirono scaramucce intervallate a periodi di pace, poiché Edoardo II era in altre faccende affaccendato; con suo figlio le ostilità ripresero in maniera molto meno organizzata fino a cessare del tutto.
Errata corrige: verso la fine della puntata un 1320 diventa un 1302, chiediamo venia.
Dopo i titoli di coda non perdete la nuova edizione di “papere di storia”! 😁
Fonti bibliografiche:
* Sito storico della BBC sulle guerre d’indipendenza scozzesi.
* “The Wars of the Bruces: Scotland, England and Ireland 1306-1328” di Colm Mcnamee, ed. Birlinn (2022).
* Sito Medieval Bruce Heritage Trust.
* “Wallace: A Biography” di Peter Reese, ed. Canongate Books, 1996.
Musiche usate per la puntata:
* “Scully’s Reel. Mrs McLeod’s. Cooley’s Reel” dall’album “Cup of Tea” degli Sláinte. La loro musica in licenza creative commons si può scaricare liberamente da Free Music Archive.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
* Musica di sottofondo di “papere di storia”: “Hyperfun” di Kevin MacLeod (incompetech.com); licenza Creative Commons: By Attribution 3.0
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immagini:Wed, 01 Mar 2023 - 35min - 66 - Le guerre d’indipendenza scozzesi – prima parte
La crisi di successione e il conflitto che ne seguì
Il rapporto fra Scozia e Inghilterra è sempre stato travagliato, ma forse non lo fu mai così tanto quanto nel periodo che intercorse fra il 1286 e il 1357, anno in cui terminò formalmente la guerra fra i due Paesi. In quel mezzo secolo abbondante la Scozia e il nord dell’Inghilterra furono messe alternativamente a ferro e fuoco mentre i due eserciti si scontravano fra battaglie e scaramucce: gli inglesi nel tentativo di impadronirsi della Scozia e gli scozzesi per scacciare gli avversari. Fra i protagonisti di questa puntata troviamo Robert Bruce, William Wallace e Andrew de Moray sul lato scozzese ed Edoardo I su quello inglese. Fra alleanze mutevoli, scontri all’ultimo sangue, omicidi, catture ed esecuzioni questo è, di certo, uno dei periodi più feroci della storia dell’Isola.
Fra i numerosi film sull’argomento segnaliamo “The Outlaw King” del 2018, diretto da David McKenzie, con Chris Pine. Abbastanza accurato per la media, molto concentrato sulle battaglie, comunque bello da vedere.
Fra i giochi da tavolo, invece, l’opportunismo dei vari clan nello schierarsi alternativamente con una parte o con l’altra è rappresentato bene in “Swords and Bagpipes” del 2014, purtroppo mai tradotto in Italiano.
Fonti bibliografiche:
* Sito storico della BBC sulle guerre d’indipendenza scozzesi.
* “The Wars of the Bruces: Scotland, England and Ireland 1306-1328” di Colm Mcnamee, ed. Birlinn (2022).
* Sito Medieval Bruce Heritage Trust.
* “Wallace: A Biography” di Peter Reese, ed. Canongate Books, 1996.
Musiche usate per la puntata:
* “The Money Pit Medley” del duo canadese GreanStalk. La loro musica in licenza creative commons si può scaricare liberamente da SoundClick.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
Il suono del campanello con cui si apre la corrige sulla pronuncia è “Hand Bells, A, Single.wav” registrato dall’utente “InspectorJ” (www.jshaw.co.uk) di Freesound.org.
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Altre immagini:Mon, 23 Jan 2023 - 47min - 65 - Massimiliano d’Asburgo: il sogno fallito
L’inutile tentativo di fondare un impero messicano di matrice europea
Massimiliano d’Asburgo, fratello minore di Francesco Giuseppe era un uomo ambizioso, carismatico e dotato di un’intraprendenza che l’Imperatore poteva solo desiderare.
Frenato nei suoi tentativi di portare la pace e la modernità nel Lombardo Veneto si rifugiò con la moglie Carlotta nel castello del Miramare a leccare il proprio orgoglio ferito. La proposta di governare il Messico portata dai conservatori locali e supportata dall’Imperatore di Francia sembrava la risposta ai suoi sogni e, dopo aver ponderato la questione accettò.
L’avventura messicana si rivelò ben più complicata del previsto e, abbandonato da tutti gli alleati, Massimiliano morì fucilato per mano dell’esercito rivoluzionario.
Fonti bibliografiche:
* “The Twilight of Habsburgs: The Life and Time of Emperor Francis Joseph” di A. Palmer, ed. Faber&Faber 2014
* “The Last Emperor of Mexico: A Disaster in the New World” di E. Shawcross, ed Faber&Faber 2022
Musiche usate per la puntata:
* Inno nazionale del Messico (musica di Jaime Nunó e parole di Francisco González Bocanegra). Fonte: wikimedia commons.
* Un’altra versione dell’inno nazionale messicano, strumentale. Fonte: wikimedia commons.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immagini:Wed, 30 Nov 2022 - 1h 03min - 64 - Jack lo squartatore
Un assassino inafferrabile fra le nebbie di Londra.
Fra la fine di agosto e i primi di novembre del 1888 tra i vicoli di Whitechapel, nella pancia nera dell’East End, cinque prostitute vennero assassinate e mutilate con perizia e ferocia. Nessuna prova evidente, nessun indizio concreto, mille ipotesi e nessun colpevole. Dopo più di cento anni il mito di Jack lo Squartatore è ancora vivo, stuzzica la curiosità di chi lo cerca fra gli anfratti del tempo e della storia. Jack è oggetto di saggi, film, fumetti e serie TV, come protagonista o come comparsa e tutti si dimenticano delle cinque donne che lasciò martoriate sul selciato lurido dell’East End.
Altre donne morirono prima e altre dopo, forse vittime o forse no di questo serial killer che sfuggì ai numerosi sforzi della polizia.
Fonti bibliografiche:
* “Jack lo squartatore. La vera storia” di Paul Begg ed. UTET (2019)
* “Le cinque donne. La storia vera delle vittime di Jack lo squartatore” di Hallie Rubenhold ed. Neri Pozza (2020)
Musiche usate per la puntata:
* Danse Macabre di Jacques G. Buvat (licenza Creative Commons). Fonte: Jamendo.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immagini:Sat, 29 Oct 2022 - 1h 03min - 63 - Grace Kelly: l’attrice e la principessa
Da Hollywood al Principato di Monaco
Grace Kelly, a meno di trent’anni, passò in pochissimo tempo da Hollywood al Principato di Monaco, mettendo la parola fine a una fiorente carriera da attrice per divenire moglie del Principe Ranieri.
Icona del cinema e della moda, donna affascinante, bellissima, mai volgare e mai con un capello fuori posto Grace Kelly è l’epitome della principessa, complice anche la sua storia: una donna comune che sposa il Principe.
La sua morte, prematura e improvvisa, ha posto Grace Kelly nell’immaginario collettivo in modo imperituro, modello di eleganza e discrezione.
Fonti bibliografiche:
* “High Society: the Life of Grace Kelly” di Donald Spoto, ed. Crown P. G. (2010)
* “Once Upon a Time: Behind the Fairy Tale of Princess Grace and Prince Rainier” ed. Grand Central Publishing (2004)
Musiche usate per la puntata:
* Colonna sonora di “La finestra sul cortile” di Franz Waxman.
* “Silence” di Kai Engel; da Free Music Archive (licenza Creative Commons).
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immagini e video:
Il matrimonio come riportato da un cinegiornale dell’epoca (fonte: British Pathé):
Fri, 30 Sep 2022 - 47min - 62 - Speciale estate 2022: il museo di Punta Linke
Il piccolissimo ma affascinante museo più alto d’Europa
Nell’episodio 20 del podcast (“La Grande Guerra nell’Alta Val di Sole”) avevamo accennato al museo di Punta Linke, situato a oltre 3600 metri di quota nel gruppo dell’Ortles-Cevedale. In questo speciale estivo ve lo mostriamo in video.
(Per vederlo su Youtube potete usare il link diretto)
Musica di sottofondo: “The Secret Kingdom” di Grégoire Lourme.
Dove si trova il museo di Punta Linke
Visualizza mappa ingranditaWed, 14 Sep 2022 - 61 - Elisabetta II: l’essenza della monarchia britannica
Un regno lungo una vita.
Elisabetta II del Regno Unito salì al trono quasi per caso, per un capriccio del destino. Se suo zio David non si fosse invaghito di Wallis Simpson fino ad arrivare all’abdicazione non avremmo mai avuto Elisabetta, Carlo, Diana e tutti i loro scandali. Elisabetta avrebbe vissuto una vita ritirata, una nobile minore in una grande famiglia. Eppure il fato ha voluto diversamente e da settant’anni regna e serve il proprio Paese. Prima regina che madre e moglie, hanno detto in molti, e forse è vero, ma dopo tanto tempo Elisabetta è il volto dell’Inghilterra, conosciuta in tutto il mondo.
Due errate corrige: 1) Helena Bonham Carter interpreta Bellatrix Lestrange e non Dolores Umbridge (la Potterhead che è in me si vergogna) 2) “The Queen” annovera fra i suoi interpreti Michael Sheen e non Martin Sheen.
Se volete guardate la serie Netflix “The Crown” che, oltre a un cast d’eccezione, offre delle interessanti prospettive. Vi sono numerosi errori storici e molti fatti sono frutto dell’interpretazione personale degli sceneggiatori, ma è un prodotto davvero ben fatto.
Ribadiamo che, al netto delle biografie lette, abbiamo preferito attenerci il più possibile ai fatti e meno possibile alle supposizioni o alle speculazioni anche delle “fonti interne” visti i numerosi scandali con smentite e contro smentite avvenuti negli ultimi venti e passa anni.
Questo episodio è per Cinzia che spesso, quando sentiva parlare di monarchi inglesi mi diceva “Dì, ma cosa pensi su…” e che avrebbe amato questo episodio.
Fonti bibliografiche:
* “Queen of our times: the life of Elizabeth II” di Robert Hardmann, ed. Mc Millan , Londra 2022
* “The diamond queen: Elizabeth II and her people” ed. Unabridged, Londra, 2012
* “Elizabeth the queen: la vita di una regina” di Sally Bedell Smith, ed. Fabbri, 2020.
Musiche usate per la puntata:
* “God Save the Queen” di Thomas Arne, eseguita dalla United States Navy Band. Fonte: wikmedia commons.
* “Rule, Britannia!” di James Thomson (testo) e Thomas Arne (musica), eseguita dagli United States Arny Strings. Fonte: wikimedia commons.
* “Pomp and Circumstance March no.1” di Edward Elgar; Eastern Wind Symphony (band), Clark McAlister (conductor). Fonte: International Music Score Library Project (IMSLP) / Petrucci Music Library
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic. Fonte: Jamendo.
Tutti i brani sono sotto licenza Creative Commons.
(Sì, abbiamo dovuto usare dei brani suonati da americani per una puntata sulla monarchia britannica 🙂 perché erano le uniche versioni con licenza aperta che siamo riusciti a trovare).
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi.
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Altre immagini:
Thu, 28 Jul 2022 - 1h 09min - 60 - Alice e Ludwig: le origini di Aleksandra
La vita travagliata dei genitori dell’ultima zarina di Russia
Ognuno di noi affonda le proprie radici nella famiglia, a volte sono solide, altre meno, alcune radici sono strettamente collegate fra loro, altre no; resta il fatto che ognuno di noi deve molto al nucleo in cui si nasce.
Dopo aver trattato a lungo di Alix abbiamo deciso di chiudere con una puntata sui suoi genitori: Ludwig d’Assia e Alice del Regno Unito. Due figure non centrali nella scena politica europea del tempo, ma fondamentali per Alix e per i suoi fratelli.
Profondamente diversi, Alice e Ludwig condussero un matrimonio burrascoso, fatto di alti e di bassi dati dai colpi che la vita inflisse loro più di una volta, eppure rimasero insieme fino alla morte uniti dal mutuo rispetto.
Se non avete ascoltato le puntate precedenti della serie su Alexandra Feodorovna Romanova:
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la zarina straniera (episodio 53)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: i primi venti di rivoluzione (episodio 54)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la Grande Guerra (episodio 55)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la fine dei Romanov (episodio 56)
* I presunti Romanov (episodio 57)
Fonti bibliografiche:
* “Victoria’s Daughters” di J. Packard, St.Martin’s Press 1999, Londra
* https://archive.org/details/alicegrandduches04alic/mode/2up (libro digitale di epistole edito da John Murray, 1885 Londra)
Musiche usate per la puntata:
* “Forever Yours” di Grégoire Lourme.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e si possono ascoltare o scaricare liberamente da Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
Immagine di copertina:
Altre immagini:Wed, 29 Jun 2022 - 39min - 59 - I presunti Romanov
Mille e una Anastasija
Dagli anni ’20 in poi del ‘900 molte donne e uomini affermarono di essere i figli perduti di Nicola II e sua moglie Alexandra. In un mondo dove davvero accadeva che le persone sparissero e riapparissero altrove, dove la parola “DNA” era poco più che fantascienza furono in molti a credere che questa o quella persona fossero, di volta in volta, una delle Granduchesse o lo zarevic Aleksej, complice anche l’assoluto mistero in cui era avvolta la storia della Famiglia Imperiale Russa.
Riguardo la storia di Anna Anderson ricordiamo il film del 1956 “Anastasia” con Yul Brinner e quello omonimo di casa Disney del 1996, entrambi molto romanzati. Non ci risultano trasposizioni riguardanti gli altri pretendenti.
Mentre raccontiamo di Anna Anderson c’è un piccolo refuso quando io, Anna Lisa, mi riferisco a un “tutore di Alexandra”, ovviamente volevo dire “tutore di Anastasija”. Mi scuso.
Se non avete ascoltato le puntate precedenti della serie su Alexandra Feodorovna Romanova:
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la zarina straniera (episodio 53)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: i primi venti di rivoluzione (episodio 54)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la Grande Guerra (episodio 55)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la fine dei Romanov (episodio 56)
Fonti bibliografiche:
* “Fate of Romanovs” di Greg King e Penny Wilson, ed. Turner Pub, Londra, 2005
* Pagina cimiteriale di Eugenia Smith
* “The Romanovs: the final chapter” di Robert K. Massie ed. Head of Zeus, Londra, 2016
Musiche usate per la puntata:
* Citazione di apertura: tema principale dal film “Anastasia” del 1956, composta e diretta da Alfred Newman.
* In sottofondo durante la puntata: Russian Easter Overture, Op. 36 di Nikolaj Rimskij-Korsakov, interpretata dagli studenti del Midwest Young Artists Conservatory.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
Immagine di copertina:
Altre immagini:Sun, 05 Jun 2022 - 41min - 58 - Aleksandra Feodorovna Romanova: la fine dei Romanov
La morte della famiglia imperiale per mano dei bolscevichi
Nel 1917 i fermenti in Russia erano ormai tali da costringere Nicola II ad abdicare e, dopo una brevissima parentesi, il potere finì in mano alla Duma guidata da Aleksandr Kerenskij. Un anno dopo Lenin prese la guida del Paese e per la famiglia imperiale, già agli arresti dalla primavera del 1917, questo fu l’inizio della fine. Troppo scomodi per i loro parenti europei, troppo scomodi per i bolscevichi, che temevano la vittoria del movimento dei filomonarchici Bianchi, dei Romanov fu ordinata la morte nell’estate del 1918. In questa puntata ripercorriamo le loro orme dall’arresto fino alla morte e alla sepoltura affrettata nella foresta di Koptjaki.
Se non avete ascoltato le puntate precedenti della serie su Alexandra Feodorovna Romanova:
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la zarina straniera (episodio 53)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: i primi venti di rivoluzione (episodio 54)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la Grande Guerra (episodio 55)
Fonti bibliografiche:
* “L’ultima zarina” di Greg King, Mondadori 1997
* “L’ultimo zar. Vita e morte di Nicola II” di Edvar Radzinskij Dalai, 2001
Musiche usate per la puntata:
* Sottofondo principale: “Maybe It Was True” di Mattia Vlad Morleo.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
Tutti i brani sono sotto licenza Creative Commons.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
Immagine di copertina:
Altre immagini:Fri, 29 Apr 2022 - 50min - 57 - Speciale estate 2021: il “Sass de le crosete” e il “Sass de la monaca” a Pejo (TN)
Due testimonianze del paganesimo e della stregoneria nell’alta Val di Sole.
Durante le vacanze estive in Val di Sole abbiamo visitato il Museo delle Streghe di Pejo e i luoghi dei dintorni dove persistono tracce del passato pagano della valle. Purtroppo, essendo inesperti nell’arte della registrazione video in esterni, abbiamo dovuto buttare via una parte significativa del materiale in quanto l’audio era pressoché inascoltabile.
Si sono salvate soltanto le parti relative al “Sass de le crosete ” e al “Sass de la monaca”, che qui vi presentiamo.
(Per vederlo su Youtube potete usare il link diretto)
00:00 Sigla
00:19 Introduzione
01:45 Sass de le crosete
04:04 Sass de la monaca
08:03 Titoli di coda
Musiche di sottofondo:
* “Equal Proportions” di David Hilowitz
* “Summer Days” di Kai Engel
Come trovare il Sass de le crosete
Visualizza mappa ingrandita
Come trovare il Sass de la monaca
Visualizza mappa ingranditaSun, 07 Nov 2021 - 56 - Aleksandra Feodorovna Romanova: la Grande Guerra
La vita della zarina Alsksandra dall’incontro con Rasputin allo scoppio della Prima Guerra Mondiale
Intanto una piccola nota: oltre all’associazione Supolka citata nella puntata del podcast, per saperne di più sulla Bielorussia nella sua situazione attuale andate alla pagina Instagram di Movements for Freedom, costituito da studenti universitari di Padova che si battono con ferocia e costanza. Trovate interviste, post di approfondimento e molto altro. Sono giovani che meritano attenzione e seguito, oltre a essere un’ottima speranza per il futuro.
Tornando a noi: negli anni dal 1905 al 1917 si formò l’humus perfetto per la rivoluzione. Uno zar inadeguato, una zarina distante, una corte frequentata da un uomo di dubbia reputazione, una situazione internazionale complicata e una situazione interna pronta a esplodere. Scioperi, scandali, voci incontrollate e timori costellarono questi dodici anni. Nel 1914 quando scoppiò la guerra la Russia era impreparata e inadatta ad affrontare un conflitto di tale portata. L’assenza di Nicola diede spazio ad Aleksandra che rifiutò di ascoltare consigli esterni fidandosi solo di se stessa, dando luogo a scontenti, rimpasti di governo e malumori. L’intransigenza di Aleksandra era anacronistica rispetto al momento che stava attraversando l’Europa e il suo rifiuto di cedere a ragionevoli richieste fu dannoso oltre misura. Il suo senso di protezione verso il trono di Nicola fu visto come una cieca ambizione personale. Del resto lo zar fu sempre incapace di opporsi alla moglie e si fidò spesso delle persone sbagliate. La morte di Rasputin fu il preludio alla Rivoluzione di cui parleremo nel prossimo episodio.
Errata corrige
Alla posizione 25:51 minuti viene detto che l’arciduca Francesco Ferdinando venne ucciso a Belgrado, ma è chiaramente un refuso! Si tratta di Sarajevo, non di Belgrado.
Ci era sfuggito in fase di montaggio, grazie a Marco per avercelo segnalato. Abbiamo messo una nota anche nell’audio.
Se non avete ascoltato le puntate precedenti della serie su Alexandra Feodorovna Romanova:
* Aleksandra Feodorovna Romanova: la zarina straniera (episodio 53)
* Aleksandra Feodorovna Romanova: i primi venti di rivoluzione (episodio 54)
Fonti bibliografiche:
* “L’ultima zarina” di Greg King, Mondadori 1997
* “L’ultimo zar. Vita e morte di Nicola II” di Edvar Radzinskij Dalai, 2001
Musiche usate per la puntata:
* Sottofondo principale: “Story” del musicista francese Meydän.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
Tutti i brani sono sotto licenza Creative Commons.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
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Altre immagini:Tue, 15 Jun 2021 - 1h 00min - 55 - Aleksandra Feodorovna Romanova: i primi venti di rivoluzione
Dall’incoronazione alle rivolte del 1905
Subito dopo l’incoronazione di Aleksandra iniziarono per lei e Nicola i primi problemi, sia con l’aristocrazia che veniva esclusa dalla zarina per la reciproca antipatia, sia con il popolo. Nicola e Aleksandra persero progressivamente il contatto con la loro gente fino a che non iniziò a essere tardi.
Le numerose gravidanze portarono alla nascita di altrettante femmine e il tanto agognato erede nacque dopo quasi un decennio di matrimonio.
Quando nel 1905 lo zar e i suoi ministri si trovarono di fronte un popolo che domandava ascolto non seppero rispondere e agirono solo quando fu tardi e in modo insoddisfacente.
Alexandra giocò sempre un ruolo attivo nella politica imperiale, da dietro le quinte suggeriva a Nicola le proprie idee e lei, più di ogni altro, fu una decisa fautrice dell’autocrazia.
La puntata precedente della serie su Aleksandra Feodorovna Romanova si trova qui.
Fonti bibliografiche:
* “L’ultima zarina” di Greg King, Mondadori 1997
* “L’ultimo zar. Vita e morte di Nicola II” di Edvar Radzinskij Dalai, 2001
Musiche usate per la puntata:
* Sottofondo principale: “Moment Musicaux, Op.16 – Movimento 1, Andantino in Si bemolle minore” di Sergei Rachmaninoff, interpretato da Matti Paalanen.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
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La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
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Altre immagini:Thu, 25 Mar 2021 - 44min - 54 - Aleksandra Feodorovna Romanova: la zarina straniera
La vita di Alessandra di Russia, l’ultima zarina dell’Impero Russo.
Con questa puntata iniziamo un viaggio in terra russa e partiamo dalla famiglia Romanov, per l’esattezza da Alessandra, moglie di Nicola II.
Nata come Alix d’Assia, cresciuta in Germania e presso la corte inglese dove viveva la nonna, la regina Vittoria, si fidanzò contro il volere della famiglia con Nicola, erede di Alessandro III di Russia. Alix prese il nome di Alessandra poco prima delle nozze avvenute una settimana dopo la morte del suocero. I russi, superstiziosi, sdegnarono da subito quella straniera venuta a loro “dietro a una bara” complice anche il carattere riservato di Alessandra che mal si adattava alla convivialità e alla vivacità della corte e della nobiltà russe.
Fonti bibliografiche:
* “L’ultima zarina” di Greg King, Mondadori 1997
* “Vittoria” di Philippe Alexandre Béatrix de l’Aulnoit, Rizzoli 2000
Musiche usate per la puntata:
* Sottofondo principale: “Картинки с выставки” (Quadri di un’esposizione) di Modest Musorgskij, interpretato da Alexander Ghindin.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
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La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
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Altre immagini:
Wed, 03 Mar 2021 - 29min - 53 - Elisabetta di Baviera: l’imperatrice errante
Gli ultimi anni dell’imperatrice d’Austria
Gli ultimi anni dell’Imperatrice d’Austria furono erratici: dopo un decennio anni passato per lo più fra l’Ungheria e l’Inghilterra a caccia iniziò un lungo peregrinare fra le mete più disparate.
Nelle sue rare soste a Vienna Elisabetta si prodigò per favorire l’amicizia fra Francesco Giuseppe e l’attrice Katharina Schratt, un rapporto che creò sempre un certo fastidio alla figlia minore, Maria Valeria.
Negli ultimi vent’anni della sua vita Elisabetta fu colpita da lutti gravi e profondi: due delle sorelle, Elena e Sofia, il cugino Luigi, la madre e, sopra tutti, la tragica perdita del figlio Rodolfo. Questi dolori uniti al suo mal di vivere la portarono a cercare conforto nel mondo degli spiriti fino a invocare la propria morte.
Elisabetta, l’Imperatrice meno monarchica della storia degli Asburgo, venne uccisa per mano di un anarchico in cerca di rivalsa. Ella riposa ora nella Cappella dei Cappuccini di Vienna accanto al figlio e al marito; quando torneremo a viaggiare andateci, è un luogo tetro e scuro, ma carico di storia.
Se avete perso le puntate precedenti su Elisabetta potete ascoltarle qui:
* Episodio 48: Elisabetta di Baviera: da Possenhofen a Vienna
* Episodio 49: Elisabetta di Baviera: la fuga da Vienna e ritorno
* Episodio 50: Elisabetta di Baviera: la schiavitù della bellezza
* Episodio 51: Elisabetta di Baviera: fra Budapest e Vienna
Fonti bibliografiche:
* “Sissi” Brigitte Hamann, ed. Tea, 1999
* “Francesco Giuseppe: il lungo declino degli Asburgo” Alan Palmer, Mondadori, 1995
Musiche usate per la puntata:
* Sottofondo principale: “Labile Polvere” di Mattia Vlad Morleo.
* Parte finale: Ave Maria I, S. 20 (seconda versione, 1852) di Franz Liszt, eseguita da Papalin.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
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La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
Immagine di copertina:
Per altre immagini di Elisabetta potete consultarela pagina di Wikimedia Commons a lei dedicata.Sun, 27 Dec 2020 - 46min - 52 - Elisabetta di Baviera: fra Budapest e Vienna
Il rapporto dell’imperatrice d’Austria con l’Ungheria
Il rapporto dell’imperatrice d’Austria con l’Ungheria è stato un rapporto privilegiato: Elisabetta era affascinata da questo paese selvaggio e popolato da persone fiere e indipendenti e, di certo, aiutò il fatto che Sofia odiasse i magiari con tutta sé stessa. Per l’indipendenza ungherese Elisabetta si impegnò politicamente come mai aveva fatto prima e come mai più fece in seguito, mostrando una palese parzialità per quella terra che amò fino alla morte.
Nella vita di Elisabetta, nel periodo ungherese, entrò Gyula Andrássy una presenza che ha fatto molto chiacchierare e che ebbe grande importanza per l’Imperatrice. La figura di Andrássy è molto interessante: uomo navigato, carismatico, politico brillante, egli si avvantaggiò della devozione di Elisabetta alla causa. Per anni il loro legame fu cementato dalla reciproca passione per l’Ungheria ed è assai probabile che la loro amicizia sia rimasta puramente platonica.
Dall’altro lato dell’Impero c’era Vienna e il suo crescente disamore per la capitale: se a Budapest Elisabetta si sentiva amata e a proprio agio, a Vienna si sentiva giudicata e malsopportata. Ella reagì estraniandosi sempre di più dalla vita familiare e di corte, concentrandosi sui propri piaceri e sull’ultima figlia, Maria Valeria.
Fonti bibliografiche:
* “Sissi” Brigitte Hamann, ed. Tea, 1999
* “Francesco Giuseppe: il lungo declino degli Asburgo” Alan Palmer, Mondadori, 1995
Musiche usate per la puntata:
* Sottofondo principale: “No Time” di Mattia Vlad Morleo.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e si possono ascoltare o scaricare liberamente da Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
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Altre immagini:
Per altre immagini di Elisabetta potete consultarela pagina di Wikimedia Commons a lei dedicata.
Sat, 28 Nov 2020 - 41min - 51 - Elisabetta di Baviera: la schiavitù della bellezza
Elisabetta di Baviera e il suo corpo
In questa puntata ci soffermiamo sul complesso rapporto che Elisabetta ebbe con il suo corpo e con la sua bellezza. Che ella fosse considerata una donna di eccezionale avvenenza è risaputo, pare che seconda le fosse solo l’Imperatrice di Francia, ma il prezzo che pagò per mantenere tale aspetto fu davvero salato. Il proprio aspetto divenne, col tempo, il metro attraverso cui Elisabetta valutava sé stessa e, per questo spese una quantità incalcolabile di tempo ed energie per passare il proprio esame. L’apparenza fisica divenne pian piano un’ossessione, tanto che verso la fine della propria vita non tollerava nemmeno di essere fotografata.
A lato facciamo notare che, per quanto ella ci tenesse ad apparire seducente e perfetta, non tollerò mai nessun tipo di corte che non fosse puramente platonica e il solo che ci provò venne allontanato dal suo seguito in modo assai brusco.
Elisabetta si servì della propria bellezza per piegare il marito e non v’è dubbio che fu grazie alla sua avvenenza se riuscì a mettere in ombra la suocera. Di più, non si fece nemmeno scrupolo di usare le proprie attrattive per spingere Francesco Giuseppe a favorire l’Ungheria, unico interlocutore politico con cui si relazionò per motivi meramente personali. Della complessa relazione fra Elisabetta e il popolo magiaro ci occuperemo la prossima volta.
Fonti bibliografiche:
* “Sissi” Brigitte Hamann, ed. Tea, 1999
* “Francesco Giuseppe: il lungo declino degli Asburgo” Alan Palmer, Mondadori, 1995
Musiche usate per la puntata:
* Sottofondo principale: “Quintetto Op. 111 – 2. Adagio” di Johannes Brahms, interpretato da Alberto Bologni per OnClassical.
* Sigla di chiusura: “Susan” di Vvsmusic.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e si possono ascoltare o scaricare liberamente da Jamendo.
La sigla di apertura è un frammento di Greensleeves (tradizionale inglese) suonata da noi. 🙂
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Per altre immagini di Elisabetta potete consultarela pagina di Wikimedia Commons a lei dedicata.Mon, 12 Oct 2020 - 30min - 50 - Speciale estivo: Forte Velon e forte Barbadifior (video a 360°)
Una breve visita alle rovine di Forte Velon a Vermiglio e forte Barbadifior a Pejo (TN), in due video a 360°.
Quest’anno il nostro speciale è stato un po’ diverso dal solito, ci siamo cimentati nel girare un paio di video in due forti di cui vi abbiamo parlato diversi anni fa nella puntata estiva dedicata alla Grande Guerra in Val di Sole. Abbiamo pensato che mostrare un luogo potesse essere un modo diverso di raccontare la storia, speriamo che vi piaccia. Nei video ripercorriamo le vicende dei forti, il periodo in cui funzionarono e gli avvenimenti a loro strettamente collegati.
Forte Velon
(se il video non viene visualizzato correttamente a 360 gradi provate a guardarlo direttamente su youtube)
Musica di sottofondo: “Agnus Dei” di Giovanni Animuccia, dalla “Missa Victimae Paschali Laudes”; cantato da The Tudor Consort.
Forte Barbadifior
(se il video non viene visualizzato correttamente a 360 gradi provate a guardarlo direttamente su youtube)
Alla fine del secondo filmato Anna Lisa promette un nuovo video dai monti del Tonale: purtroppo il tempo è stato inclemente e non siamo riusciti a realizzare questo terzo video. Sarà per l’anno prossimo!
Per ulteriori informazioni sulla Guerra Bianca potete ascoltare la puntata del podcast La Grande Guerra nell’alta Val di Sole.
Questi due video sono un esperimento; non ne abbiamo mai realizzati prima. Quindi vi preghiamo di perdonare l’audio scadente, le immagini traballanti e la testona dell’operatore 🙂 (in particolare nel secondo).
Immagini di Forte Velon
Immagini di forte Barbadifior
Come trovare Forte Velon
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Come trovare Forte Barbadifior
Visualizza mappa ingranditaThu, 03 Sep 2020 - 49 - Elisabetta di Baviera: la fuga da Vienna e ritorno
Le fughe da Vienna di Elisabetta mentre la famiglia imperiale affronta numerose sfide interne ed esterne.
Dopo la morte di Sofia, Elisabetta cadde in una profonda depressione che si espresse attraverso una serie di malanni fisici che portarono a credere che avesse sviluppato una malattia ai polmoni potenzialmente fatale. Per curarla il medico ordinò un clima mite e lei scelse Madeira, ben lontano da Vienna. Questa fu la prima di molte “fughe” che la videro toccare i posti più disparati. Elisabetta da questi viaggi comprese quanto fosse forte il suo ascendente sul marito che lei poteva lasciare solo alla Hofburg a tempo indeterminato. Elisabetta sfruttò a proprio vantaggio il potere ricavato dalle sue fughe da Vienna. Lo usò per ritagliarsi più libertà e indipendenza, o per i figli, come nell’occasione in cui pretese di avere mano libera sull’educazione di Rodolfo, l’erede nato nel 1858.
Nel mentre Francesco Giuseppe dovette fronteggiare le conseguenze della sconfitta contro i Savoia e la partenza del fratello per il Messico.
Fonti bibliografiche:
* “Sissi” Brigitte Hamann, ed. Tea, 1999
* “Francesco Giuseppe: il lungo declino degli Asburgo” Alan Palmer, Mondadori, 1995
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Sonata no.3 in fa minore, op.5 – 1. Allegro maestoso” di Johannes Brahms, interpretato da Marco Tezza per OnClassical.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e si possono ascoltare o scaricare liberamente da Jamendo.
Immagine di copertina:
Altre immagini:Sat, 11 Jul 2020 - 48min - 48 - Elisabetta di Baviera: da Possenhofen a Vienna
Elisabetta di Baviera: da Possenhofen a Vienna
I primi anni di matrimonio fra Elisabetta e Francesco Giuseppe e, sullo sfondo, i moti del 1848 e la Guerra di Crimea
Elisabetta di Wittelsbach, duchessa in Baviera cominciò la propria vita come una delle tante nobili che popolavano le terre mitteleuropee, almeno fino al momento in cui l’Imperatore d’Austria e suo primo cugino, Francesco Giuseppe, decise di prenderla in moglie; il matrimonio ebbe luogo nel 1854.
Elisabetta, meglio nota alle masse come Sissi, è una figura iconica entrata nell’immaginario collettivo grazie anche ai film che le furono dedicati negli anni ’50. Tuttavia la sua rappresentazione è, purtroppo, ben lontana dalla realtà.
Donna malinconica, introversa, incline alla depressione, ribelle, polemica, intelligente, insofferente alle regole, visse anni di grande sofferenza psichica che ebbero effetti su tutta la famiglia e, in particolare, sul suo matrimonio con Francesco Giuseppe. La sua vita si snodò in anni ricchissimi di eventi politici di grande rilevanza che, durante le puntate, andremo a vedere di volta in volta.
In questa ripercorriamo la sua infanzia, il fidanzamento e i primi anni di matrimonio, mentre sullo sfondo si ebbero i moti del 1848 e la Guerra di Crimea del 1853 che portò gravi conseguenze politiche alla corte asburgica. La puntata si chiude con la morte della primogenita, Sofia, e mentre nella famiglia di Elisabetta accadevano molti lieti eventi, all’orizzonte si andava profilando la Seconda Guerra d’Indipendenza.
Fonti bibliografiche:
* “Sissi” Brigitte Hamann, ed. Tea, 1999
* “Francesco Giuseppe: il lungo declino degli Asburgo” Alan Palmer, Mondadori, 1995
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Consolations, S.172 – III. Lento placido” di Franz Liszt, interpretato da Alessandro Deljavan per OnClassical.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e si possono ascoltare o scaricare liberamente da Jamendo.
Inizialmente avevamo pensato di mettere come sottofondo qualcosa di Johann Strauss II, ma sembra che la sua produzione musicale sia composta solo da valzer, polche, quadriglie e marce, che non si adattavano molto bene al tema un po’ malinconico della puntata. Abbiamo quindi scelto questo brano di Liszt, composto fra il 1849 ed il 1850.
Immagine di copertina:Sun, 03 May 2020 - 53min - 47 - La canonizzazione di Maria Goretti
La canonizzazione di Maria Goretti
Il racconto della sua elevazione agli onori dell’altare
Intanto partiamo con un’errata corrige. Ci sono tre volte in cui chiamo la madre di Maria, “Maria”, solo dopo uso il suo nome esatto “Assunta”. Non so da dove sia venuta questa svista e me ne scuso.
La puntata verte in gran parte su come e perché Maria venne fatta santa e si può dire, quasi, che se il momento storico fosse stato diverso ora non apparirebbe sui nostri calendari al sei di luglio. In queste righe ci preme soffermarci sul clima politico e sociale che precedette la sua canonizzazione.
I costumi erano cambiati e molto; gli americani, sbarcati in Sicilia, avevano portato un’onda di vitalità in netto contrasto con l’austerità in cui stavamo vivendo. Vi furono molti matrimoni, ma anche molte promesse infrante; le donne cominciarono a fumare liberamente, a uscire, a tirarsi la gonna al ginocchio o poco sopra, ad amoreggiare con soldati ed ufficiali. Tutto comprensibile, se si pensa da quanti anni l’Europa era in guerra e se si considera che l’euforia è un arma potentissima per smuovere gli animi delle persone. Questo mutamento, che non si arrestò, spaventò molto i cattolici, laici e non, che vedevano crollare il mondo dove avevano sempre vissuto.
Questa non è sede per discutere di patriarcato o controllo sociale delle donne, ma possiamo dire che si temeva la nostra crescente libertà, perché andava a minare un sistema sociale antichissimo e comune a tutto il mondo occidentale (non dimentichiamo che in America vi furono donne uccise perché si rifiutarono di tornare dentro le mura di casa). E Maria faceva al caso giusto. Il modello perfetto per giovani giudicate troppo intraprendenti. Il messaggio era chiaro: pagate con la vita, ma non cedete alla tentazione di sottomettervi. Il messaggio dato durante la cerimonia di santificazione era chiarissimo, in contrasto con dottori della chiesa quali Sant’Agostino. Lui stesso, secoli addietro, si era pronunciato a favore delle donne vittime di stupro, asserendo che non vi fosse in loro nessuna colpa o impudicizia se sceglievano di salvarsi la vita.
Noi speriamo d’aver reso il ritratto di Maria per quel che era, una bambina illetterata, costretta alla povertà e vittima di un destino non scelto. Lo stesso si può dire del suo assassino: Alessandro era vittima del medesimo sistema e compì un atto ingiustificabile per uscirne. L’immagine che abbiamo scelto è volutamente provocatoria: una ragazzina-donna (per altro bionda, sappiamo che Maria era mora) con le mani giunte, sotto il coltello di un uomo alto e possente. Maria era gracile, non certo così tonda, e Alessandro era tutt’altro che imponente. Furono la miseria e il sistema fondiario a portare Maria, Alessandro e migliaia di altre anonime vittime alla morte o a fini altrettanto terribili.
La prima puntata di questa serie di due si trova qui.
Fonti bibliografiche:
* “Maria Goretti. Una santa nel quotidiano” Dino de Carolis, ed. Paoline, 2000
* “Povera santa, povero assassino” Giordano Bruno Guerri, Mondadori, 2001
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Disabled emotions suite – Part 4” di Zero-Project.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
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Immagine di copertina:Sat, 14 Mar 2020 - 51min - 46 - La vita nell’Agro Pontino ai tempi di Maria Goretti
La vita nell’Agro Pontino ai tempi di Maria Goretti
Uno sfondo storico-sociale a cavallo fra fine ‘800 e inizi del ‘900
In questa e nella prossima puntata, ci occuperemo di Santa Maria Goretti, elevata agli altari come martire nel 1950. In questa prima parte abbiamo stretto l’obiettivo sulla vita dei contadini nell’Agro Pontino fra fine ‘800 e primissimo ‘900, cercando di mostrare la miseria materiale e, talvolta, spirituale, in cui versavano le masse contadine sfruttate dai latifondisti fino allo sfinimento. Maria nacque povera e morì povera, in un contesto sociale ai limiti della sopravvivenza, dove, di avere dei diritti, non c’era nemmeno da parlarne.
L’ultima parte della puntata è dedicata alla vita religiosa e agli insegnamenti della chiesa tipici di quel periodo, trattati, non solo per amore di storia, ma perché necessari per dare un quadro a tutto tondo della sua esistenza.
Nell’episodio Maria Goretti appare in modo limitato, una figura sullo sfondo di un quadro molto più ampio, ma che serve a mostrare uno spaccato dell’Italia che sembra lontano e non lo è.
Fonti bibliografiche:
* “Maria Goretti. Una santa nel quotidiano” Dino de Carolis, ed. Paoline, 2000
* “Povera santa, povero assassino” Giordano Bruno Guerri, Mondadori, 2001
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Rêverie, L.68” di Claude Debussy, eseguito da OnClassical.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
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Immagine di copertina:Wed, 20 Nov 2019 - 51min - 45 - Charlie Chaplin: vita e morte del Vagabondo
Charlie Chaplin: vita e morte del Vagabondo
Dall’indipendenza artistica fino all’esilio europeo e alla morte.
Nell’episodio precedente abbiamo visto il periodo che andava dalla difficile infanzia di Chaplin fino al suo arrivo alla Keystone.
In questa puntata ci occupiamo di un largo lasso di tempo che va dall’indipendenza artistica di Chaplin fino alla sua maturità e morte e, del personaggio del Vagabondo.
Suo marchio di fabbrica, il Vagabondo lo accompagnò per più di vent’anni allegoria dell’uomo vessato, pressato e spesso perdente in una società altamente capitalista, ma che si rialza sempre o quasi.
I suoi lungometraggi, di cui consigliamo la visione, sono la sintesi perfetta del pensiero chapliniano e non è raro sorridere, piuttosto che ridere.
Ci siamo occupati della sua intricata vita personale, ma ci siamo volutamente astenuti dal trattare le teorie “da gossip” che negli anni sono uscite per spiegare la sua preferenza per le donne più giovani di lui. A questo proposito vi rimandiamo, soltanto, alla scelta registica fatta da Richard Attenborough nel suo “Charlot” dove la stessa attrice impersona due suoi grandi amori. Personalmente concordo.
Allo stesso modo non abbiamo voluto indagare sul pensiero politico di Chaplin, lui stesso non si è mai esposto molto e di certo avrebbe poco senso speculare a più di quarant’anni dalla sua morte.
Chaplin fu un uomo e un artista complicato, intellettuale, a volte profondamente contraddittorio ed estremamente riservato. Speriamo di averne dato un ritratto il più possibile fedele.
A margine aggiungiamo che fu molto legato ad alcuni suoi colleghi, specie a Douglas Fairbanks, uomo davvero molto diverso da lui, lo sottolineiamo per sfatare qualunque ombra di misantropia (altra voce che è sempre circolata su di lui). Nella biografia di Robinson si trovano le testimonianze di molti colleghi sul suo carattere. Si trova in ogni biblioteca ben fornita. Leggetele, ne vale la pena.
Fonti bibliografiche:
* “Chaplin: la vita e l’arte” di David Robinson, Marsilio 1999
* “La mia autobiografia” Charles Chaplin, Bur
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* Jimmie Lunceford And His Orchestra – Ain’t She Sweet.
* Jimmie Noone’s Apex Club Orchestra – Sweet Lorraine.
* Jimmie Noone And His Orchestra – Hell in My Heart.
* Jelly Roll Morton And His Red Hot Peppers – I’m Looking For a Little Bluebird.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.
Immagine di copertina:Mon, 30 Sep 2019 - 1h 04min - 44 - Charlie Chaplin: da Lambeth a Los Angeles
L’infanzia e la carriera teatrale di Charlie Chaplin fino all’approdo nel mondo del cinema.
In questa puntata torniamo nel mondo del cinema con uno dei registi e attori più luminosi della sua storia: Charles Spencer Chaplin.
Nato in un povero quartiere di Londra, cresciuto fra ospizi di mendicità e appartamenti più che poveri, si costruì una carriera nel mondo del vaudeville. Col tempo divenne uno degli esponenti di punta degli Speechless Comedian, la compagnia di Fred Karno che, allora, era il più importante produttore teatrale in campo comico.
Da lì passò al cinema sotto la direzione di Mack Sennet, capo della Keystone, una delle compagnie di un’azienda di produzione di cortometraggi.
In questa puntata ci occupiamo di un lasso di tempo breve, dalla sua nascita fino al 1914, anno in cui nacque il Vagabondo, il suo personaggio-icona. Abbiamo scelto di soffermarci sui suoi primi anni perché senza di essi non potremmo mai capire né il Vagabondo, né lui, né tantomeno ciò che si celerà sotto le sue pellicole.
Fonti bibliografiche:
* “Chaplin: la vita e l’arte” di David Robinson, Marsilio 1999
* “La mia autobiografia” Charles Chaplin, Bur
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Scott Joplin s New Rag, 1912” di Scott Joplin, interpretato da OnClassical nell’albumClassical / Jazz Music – Scott Joplin: Ragtimes & Waltzes.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.
Immagine di copertina:Thu, 18 Jul 2019 - 56min - 43 - Dopo Culloden: Le Clearances delle Highland
Le Clearances delle Highland, lunghe circa un secolo, portarono al totale cambiamento della società e dell’economia di Scozia.
Le Clearances delle Highland sono una delle pagine più dolorose della storia Scozzese: interi villaggi sono stati spazzati via, i cui nomi sono andati persi nelle nebbie del tempo, e intere famiglie sono state costrette a migrare, entro i confini patrii o oltreoceano.
Preparare la puntata è stato molto difficile, il materiale è vastissimo e renderlo organico è stato una vera sfida, una delle cose in assoluto più complesse è stata rendere comprensibile una terminologia non solo tecnica, ma anche straniera. Mettiamo di seguito alcune definizioni:
Run Rig: sistema di ripartizione della terra in strisce, che percorrevano spesso i glen; si coltivava partendo dalle parti più vicine alla casa per poi andare verso quelle più lontane che restavano periodicamente incolte. Il terreno era da considerarsi comune, non di un proprietario specifico. Infatti in Scozia, come in altri luoghi, i campi e i pascoli erano delle comunità tutte.
Enclosure: recinzione delle terre che cessavano di essere comuni e diventavano di un dato proprietario; va da sé che i piccoli contadini ci rimisero (perché alla meglio andarono sotto padrone, alle peggio si trovarono senza terra da coltivare) mentre i proprietari terrieri spesso ne accumulavano tanta da divenire dei latifondisti che affittavano la terra a dei tenutari, che a, loro volta, spesso assumevano dei contadini alle loro dipendenze. Per coltivarla si dovevano pagare degli affitti. Le terre soggette a enclosure vanno considerate come private.
Cotter: contadino privo di una proprietà da coltivare per conto del latifondista, spesso alle dipendenze di un piccolo tenutario; i cotter erano i più bassi nella scala gerarchica contadina.
Crofter: piccolo tenutario, raramente indipendent; di solito i crofter coltivavano per i grandi proprietari terrieri.
Speriamo che sia passata l’immagine di una terra totalmente cambiata per esigenze di natura sociale, economica e politica; duole dire che furono, di fatto, le masse a rimetterci in questi cambiamenti che videro i clan crollare per diventare, almeno in parte, di stampo decisamente più capitalista.
Riguardo alla lingua gaelica aggiungiamo che, nonostante il forte declino, le istituzioni si sono mosse affinché non vada persa. Ormai nessuno scozzese parla solo il gaelico, come accadeva fino agli anni ’70 nelle Isole, ma lo si insegna a scuola, benché non sia, a che mi risulti, materia obbligatoria. Le generazioni più vecchie restano un ottimo mezzo di trasmissione del gaelico più diffuso al nord e nelle Ebridi esterne che a sud, sebbene negli ultimi anni anche nelle Lowland si sta manifestando un cauto interesse.
Fonti bibliografiche:
* “The Highland Clearences” di Eric Richards, Birlinn 2012.
* “The Scottish Clearences: a History of the Dispossessed, 1600-1900” di T. M. Devine, Allen Lane 2018.
* “The Jacobite Rebellion 1745-46” di Fremont Gregory, Osprey 2011.
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Auld Lang Syne” cantata dalla splendida voce di Sängerin Sabine Ehrensperger (è anche su facebook). Si tratta di una poesia scritta da Robert Burns in dialetto scozzese nel 1788 e cantata sulle note di una melodia tradizionale.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.
Immagine di copertina:
Panorama sulWed, 06 Mar 2019 - 51min - 42 - La rivolta giacobita del 1745 – seconda parte
Charles Stuart parte alla volta dell’Inghilterra, convinto di trovare supporto alla propria causa, ma verrà amaramente deluso e inizierà una ritirata che segnerà l’inizio della fine della Sommossa.
(La prima parte è stata raccontata nell’episodio 41).
In questa puntata vediamo la fine della Sommossa Giacobita. Dopo il forzato ritiro dall’Inghilterra per l’esercito di Charles Stuart iniziò una lenta agonia che culminò con la disfatta di Culloden nell’aprile del 1746.
Le sbagliate scelte militari di Charles Stuart, le perenne lotte interne ai clan al suo fianco, l’incertezza delle alleanze e l’incontestabile potenza militare e di fuoco dell’esercito britannico lasciarono ben poco scampo ai Giacobiti. La pietra tombale fu posta dalla disgraziata scelta di combattere presso la piana di Culloden, un enorme distesa in campo aperto, perfetta per l’artiglieria e terribile per chi combatteva senza.
La disfatta di Culloden ebbe molteplici ripercussioni, una su tutte la fine del sistema dei Clan. Il Duca di Cumberland, incaricato di pacificare la regione, portò il ferro e il fuoco, letteralmente, dietro di sé, condannando a morte anche i civili che avevano avuto la sola disgrazia di nascere sotto il dominio di un certo capoclan.
Charles Stuart riparò in Francia e poi in Italia dove terminò la propria vita nel lusso, in penoso contrasto con coloro che avevano combattuto per lui e che si videro portar via tutto, terre, tartan e armi.
Fonti bibliografiche:
* “Scottish Culture and Tradition” di Milne N.C. Paragon Publishing 2010.
* “The Jacobite Rebellion 1745-46” di Fremont Gregory, Osprey 2011.
* “Revolution: The Great Crisis of the British Monarchy: 1685-1720” di Tim Harris, Penguin 2007.
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “The Skye Boat Song“, una canzone tradizionale scozzese che racconta la fuga di Charles Stuart verso Skye, interpretata dai Trebushet, un gruppo folk russo. Sulla stessa musica tradizionale sono state successivamente innestate le parole di una poesia di Robert Louis Stevenson; quella versione è stata usata recentemente come sigla nella serie tv “Outlander”.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.
Immagine di copertina:
“The Battle of Culloden” di David Morier, 1746. Olio su tela.
Fonte: Wikimedia Commons.Wed, 23 Jan 2019 - 43min - 41 - La rivolta giacobita del 1745 – prima parte
Charles Stuart, erede dell’ex-casa regnante inglese, parte alla volta della Scozia per tentare di recuperare il trono appartenuto alla sua famiglia.
In questa puntata e almeno anche per la prossima ci occuperemo della Rivolta Giacobita del 1745-46 che ebbe luogo in Scozia.
Capo della rivolta fu Charles Stuart, erede dell’ex casa regnante inglese che si mise alla testa dei clan che appoggiarono la sua causa per scacciare gli Hannover che si erano insediati sul trono britannico.
Più damerino che soldato, mal avvezzo alla vita sui campi di battaglia e per nulla addestrato nell’arte militare, Charles decise comunque di intraprendere questa battaglia in nome del diritto divino che gli dava, a suo parere, il diritto di pretendere indietro la corona, trascinando con sé numerosi clan che decisero di appoggiare la sua causa.
I clan si mossero al suo fianco perché spinti da motivi religiosi o politici: la Scozia, relegata in un angolo dall’Atto di Unione del 1707, vedeva in lui una possibilità non solo di riscatto, ma anche di vivere in libertà la propria fede, per alcuni, e di riprendere il proprio potere, per altri. O entrambe le cose.
La rivolta giacobita, cominciata sotto i migliori auspici, fu presto inficiata da problemi di varia natura: la difficoltà di tenere insieme i clan, l’incapacità di Charles di far fronte ai vari problemi connessi a una rivolta, le vane promesse della Francia e, non ultimo, l’enorme esercito britannico che stava tornando in patria per difendere la corona dall’invasore scozzese.
L’isola in cui approda Charles Stuart non è Eriksay, ma Eriskay, mi scuso dell’errore.
Il podcast “Storia d’Italia” che abbiamo segnalato all’inizio della puntata si può trovare su PodBean a questo indirizzo: https://storiaitalia.podbean.com/
Oppure potete visitare la pagina facebook: https://www.facebook.com/italiastoria
Esiste anche la versione dei testi sotto forma di blog, per chi preferisce leggere piuttosto che ascoltare: https://italiastoria.wordpress.com/
Fonti bibliografiche:
* “Scottish Culture and Tradition” di Milne N.C. Paragon Publishing 2010
* “The Jacobite Rebellion 1745-46” di Fremont Gregory, Osprey 2011
* “Revolution: The Great Crisis of the British Monarchy: 1685-1720” di Tim Harris, Penguin 2007
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “The Butterfly / Kid on the Mountain” degli Sláinte (Sì, è musica irlandese e non scozzese, ma ci piaceva!)
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e quindi liberamente ascoltabili e scaricabili.
Immagine di copertina:
“Prince Charles on the battlefield” di Marshall, H. E. (Henrietta Elizabeth), b. 1876. Tratto da “Scotland’s story: a history of Scotland for boys and girls by Marshall”, H. E. (Henrietta Eliza).
Fonte: Wikimedia Commons.Sun, 23 Dec 2018 - 51min - 40 - Ai margini della brughiera: la famiglia Brontë
Le sorelle più famose della letteratura inglese, vissute ai margini di una brughiera eppure in grado di dare vita ad opere straordinarie.
Nate in una famiglia non ricca, destinate ad un futuro da istitutrici, con poca possibilità di matrimonio, seppero fronteggiare le tragedie e le difficoltà ritirandosi in un mondo immaginario assai ricco e prolifico e facendo, infine, di esso il loro metodo di sussistenza. Acton, Ellis e Currer Bell fecero infatti parlare parecchio e ancor di più si parlò quando si seppe che dietro di loro si celavano Anne, Emily e Charlotte. Sopratutto quest’ultima dovette sopportare lutti che avrebbero piegato un animo meno forte: la madre, quattro sorelle e un fratello e l’amata zia; eppure sopravvisse e visse anche in nome di coloro che l’avevano lasciata.
Il reverendo Patrick Brontë sopravvisse alla morte di tutti i suoi figli, inclusa Charlotte, e della moglie, morendo qualche anno dopo quasi del tutto cieco, assistito dal genero che rimase con lui fino alla fine. Dopo esser rimasto vedovo Arthur Bell tornò infine in Irlanda, lasciò la chiesa e si sposò con una prima cugina che aveva bisogno di una spalla cui appoggiarsi. Dedicò la propria vita alla memoria della moglie, protesse la vita sua e dei cognati (e probabilmente molto materiale per questo è andato perduto) e morì fissando il ritratto della moglie morta cinquant’anni prima di lui.
Per chi volesse le biografie in lingua italiana, che io conosca, sono due: “Charlotte Brontë, una vita appassionata” di Lyndall Gordon, davvero ben documentato e interessante e “La vita di Charlotte Brontë” di Elizabeth Gaskell. Quest’ultimo, decisamente più datato, soffre del punto di vista dell’autrice, ostile al reverendo Brontë e della reticenza su alcune parti. L’autrice infatti non indaga molto sulla Cowan Bridge School, tace dell’amore di Charlotte per Hèger e della sua infatuazione per il suo editore. Nel tentativo di non oscurare l’immagine di donna brillante, ma pressoché perfetta, la Gaskell glissò su diverse cose, anche in accordo con il Reverendo. Per altro il testo, almeno nella mia edizione, non è di facile lettura a causa dello stile datato.
Fonti bibliografiche:
* “Charlotte Brontë, una vita appassionata” di Lyndall Gordon, Fazi 2016
* “The Brontë myth” di Lucasta Miller, Vintage, Londra 2002
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Notturno Op.9 n°1” di Fryderyk Chopin, interpretato da Simon Hervé (Simonbzh).
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e liberamente ascoltabili o scaricabili su Jamendo.Thu, 08 Nov 2018 - 51min - 39 - Donne fra stregoneria e santità
Spesso il nostro podcast si è occupato di donne, questa volta non ci siamo soffermati su una o più figure particolarmente note, ma abbiamo fatto una puntata-riflessione sulla condizione femminile e sul suo rapporto fra santità e stregoneria.
Non occorre andare troppo indietro per tornare a tempi in cui le donne erano considerate “inferiori” (il delitto d’onore è stato abolito non tantissimi anni fa e la “fuitina,” ancora negli anni sessanta, era spesso un comodo modo per dire “stupro” senza pagarne il prezzo). Per molti secoli le donne sono state incatenate, imbavagliate, vendute, private di ogni diritto legale o civile che fosse (quando, a dire il vero, del “diritto” esisteva a mala pena la nozione); a una donna restavano poche scelte: o viveva la vita che la società aveva preparato per lei o, in un qualche modo, se ne tirava fuori. Due categorie hanno scelto di rompere, a modo loro, le barriere: le sante e le streghe.
Coloro che abbracciavano la via della santità si tiravano fuori da matrimonio e maternità, si autoesiliavano spesso dal mondo tentatore, si fustigavano per pagare il dazio del nostro peccato di nascita, si privavano del cibo per fare penitenza, ma in definitiva erano libere. Cambiavano catene imposte con altre che si erano scelte da sole e, in un mondo dove le donne non avevano scelta, era cosa non da poco. Spesso sotto l’occhio dell’Inquisizione (curiosamente furono più spesso le sante dei santi ad essere inquisite) vissero una vita dura, tribolata, spose di Nostro Signore Gesù Cristo, che avevano abbracciato liberamente e spesso contro il parere della famiglia.
Nel rovescio della medaglia troviamo le streghe, spesso donne nate con un marchio sociale imposto già alla nascita (una famiglia problematica, una qualche particolarità fisica…) e in contesti poveri, spesso lasciate sole a sbarcare il lunario, altrettanto spesso custodi di saperi antichi e, in definitiva, le figure perfette su cui poter posare gli occhi e pensare “è una strega”; e se tutti lo pensavano perché non esserlo? Perché non dare alle proprie fatiche, dolori, pericoli, sofferenze il sapore del potere derivante dall’essere una strega? Perché non essere colei che salva o maledice i raccolti e le greggi? Se proprio si doveva essere una outsider tanto valeva farlo secondo le proprie regole e convinzioni. Spesso ambasciatrici di un paganesimo che andava morendo, soffocato dal cattolicesimo, le streghe andarono incontro al rogo o alla ruota pur di vivere libere dalle catene della società. Anche loro scelsero catene diverse, ma proprie, con cui vivere la vita.
Che guarissero o uccidessero, che salvassero o dannassero, che vedessero il Cristo che mostrava loro ammiccante il costato o che credessero di far l’amore col Diavolo, che pensassero di volare o di levitare poco importa; furono, comunque, vittime di una società che di donne dotate di un minimo di indipendenza non ne voleva sapere. Sorelle nel loro martirio, vissero e morirono, se non altro, a modo loro.
Fonti bibliografiche:
* “Sante medichesse e streghe nell’arco alpino; atti del Convegno Università Popolare Val Camonica-Sebino 24-25 aprile 1993”, a cura di Roberto Andrea Lorenzi, Praxis 3, 1994.
* Massimo Prevideprato, “Le streghe del Tonale”, editrice S.Marco, 1976
* “Ci chiamavano streghe – la caccia alle streghe nelle valli alpine e in Italia nei secoli XVI e XVII; atti del convegno ‘Incontri Tra/Montani’ edizione XVIII”, Edizioni Giuseppe Laterza, 2008.
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Una notte sul monte Calvo” di Modest Mussorgsky, interpretato dalla Skidmore College Orchestra diretta da Anthony Holland (brano in pubblico dominio);Sat, 01 Sep 2018 - 56min - 38 - Rodolfo d’Asburgo
L’erede al trono di uno dei più grandi Imperi d’Europa.
Quest’episodio nasce come una sorta di preludio ad altri che, più avanti, dedicheremo ai suoi genitori. Abbiamo deciso di cominciare da lui perché Rodolfo ebbe una vita travagliata, frutto della vita problematica della madre e dell’altrettanto problematico matrimonio dei suoi genitori che ebbero dunque una vita famigliare parecchio burrascosa. Tutti questi travagli interni incisero profondamente su quest’uomo che, nonostante fosse uno dei più ricchi d’Europa, crebbe infelice e privo di un solido equilibrio interiore.
Il paragone fra lui e il padre è quasi sconvolgente: tanto Francesco Giuseppe fu pragmatico e privo di grandi guizzi interiori, quanto suo figlio si collocò, quasi, all’estremo opposto. Rodolfo fu più figlio di sua madre, per ironia della sorte Elisabetta si occupò pochissimo di lui e dell’altra figlia, presa com’era a occuparsi di sé stessa e dei fantasmi che la perseguitavano. La vita e la morte di Rodolfo sembrano essere il frutto di una tempesta perfetta, se anche uno solo di questi fattori fosse mutato, forse avremmo avuto un risultato diverso. La sua morte provocò, per altro, una crisi dinastica molto grande e, senza entrare nel gioco delle parentele, alla fine si andò a pescare un pronipote la cui tragica morte nel 1914 a Sarajevo portò allo scoppio della Grande Guerra.
Scegliendo la foto per la copertina abbiamo notato come Rodolfo abbia sempre uno sguardo triste e anche più triste è che nessuno abbia mai teso una mano. Tutte le teorie sulle nevrosi e le psicosi dovevano ancora formarsi; essere divorati da qualcosa cui nessuno sapeva dare un nome, perché un nome non esisteva, deve rendere la cosa anche più terribile. E per ironia della sorte i suoi genitori, che mai lo provarono a comprendere da vivo, si ammantarono di lutto, un lutto probabilmente sentito, dopo la sua morte, anzi la sua dipartita segnò la fine del matrimonio, già traballante, fra Francesco Giuseppe ed Elisabetta.
Se capitate a Vienna andate nella Cripta dei Cappuccini; il sarcofago di Rodolfo, che io ricordo ancora piuttosto lustro, si trova a lato di quello del padre (dall’altro riposa Elisabetta). Padre, madre e figlio, che mai seppero stare vicini in vita lo sono nell’eternità.
Fonti bibliografiche:
* “Sissi” di Brigitte Hamann, Tea 2011 (ristampa)
* “Francesco Giuseppe” di Franz Herre, Rizzoli 1990
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Preludio in Do# minore, Op. 9” di Aleksandr Nikolaevič Skrjabin, interpretato da Natalia Sokolovskaya.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e liberamente ascoltabili o scaricabili su Jamendo.Sat, 21 Jul 2018 - 43min - 37 - Dietro e davanti la macchina da presa: Alice Guy-Blaché e Florence Lawrence
Due grandi donne del cinema muto: la prima regista e la prima persona a vedere il proprio nome sul cartellone di un film.
Con questa puntata balziamo in avanti facendo un’incursione nel mondo del cinema. Intanto mi devo scusare per aver pronunciato “all’inglese” il nome e il primo cognome di Alice Guy-Blaché e non alla francese come ha fatto giustamente Davide.
A questa figura ci siamo avvicinati su richiesta di un’ascoltatrice e, data la mia passione per il muto, non è stato faticoso esaudirla. La sua era una figura che non conoscevo, ed è stata davvero affascinante da scoprire, benché abbia condotto una vita priva di particolari guizzi, non di meno ha posto una pietra miliare nella storia del cinema col suo lavoro da regista, sceneggiatrice e produttrice.
Abbiamo quindi cercato qualcuno che davanti alla macchina da presa ci fosse stato e abbiamo scelto Florence Lawrence. Il fatto che a lei si debba la nascita dello star system è stato il motivo principale, il fatto che abbia poi perso tutto è stato un motivo aggiuntivo di non poco peso. Ieri, forse più di oggi, il cinema portava dalla piena luce alla più totale oscurità, per la fine della propria carriera, per scandali o dissesti economici. Certo non per tutti fu così (Mary Pickford visse serena anche dopo aver smesso di lavorare), ma la lista delle “vittime” dello star system è lunga e triste. Quella di Florence ci sembrava una storia interessante.
https://www.youtube.com/watch?v=UhN8xTq_1WY
Questi sono i due film citati, il primo è “La Vie du Christ” e il secondo “Voyage Dans la Lune”, in tutto durano meno di un’ora e valgono il tempo che ci vuole. Il secondo è considerato il padre di tutti i film di fantascienza, ma, al di là delle etichette è bello nel suo essere estroso. Il primo è decisamente meno estroso, ma i fondali, le scene con le comparse e le scenografie sono di pregio rispetto all’epoca in cui fu realizzato.
Fonti bibliografiche:
* Mc Mahan Allison “Alice Guy-Blaché: Lost Visionary of the Cinema” Continuum 2002
* Brown R. Kelly “Florence Lawrence, the Biograph Girl” Mc Farland 2007
Musiche di sottofondo usate per la puntata:
* “Rose Leaf Rag (1907)” di Scott Joplin, interpretato da OnClassical nell’albumClassical / Jazz Music – Scott Joplin: Ragtimes & Waltzes.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons e liberamente ascoltabili e scaricabili da Jamendo.com.Sun, 27 May 2018 - 40min - 36 - Pocahontas
La storia di Pocahontas, raccontata sia dal punto di vista dei bianchi sia da quello dei nativi.
In questa puntata ci trasferiamo nelle Colonie per parlare di Pocahontas. Figura nota nel nostro paese solo in maniera marginale, è, invece, piuttosto famosa nel mondo anglosassone, specie negli Stati Uniti. Tutto quello che gli occidentali sanno, o pensano di sapere, su di lei, è frutto della penna dei bianchi (soprattutto coloni dell’epoca) e di rielaborazioni posteriori. Il salvataggio di John Smith è, con ogni probabilità, un mito; la sua morte prematura e improvvisa ha dato adito a speculazioni e non sappiamo nulla di come visse il proprio matrimonio con John Rolfe. Anche i Nativi Americani hanno una loro versione, che con quella dei Bianchi, ha poco a che vedere. Comunque la si guardi quella di Pocahontas è una storia triste, per non dire tragica: abbandonata dal proprio popolo per una manciata di fucili, o strappata alla sua terra dai bianchi che la portarono in Inghilterra dove morì appena salpata per tornare nelle Colonie.
Ad oggi, a 401 anni dalla sua morte, i Bianchi ancora non le rendono giustizia tenendo vivo in qualche modo il mito della donna indiana che, per un verso o per l’altro scelse il nostro mondo invece del suo.
Nel 1995 la Disney le ha dedicato un film, storicamente inattendibile, ma con un buon messaggio di fondo. Anche il Maestro Terrence Malick, nel 2005, le ha dedicato un film, “The New World”. Anche questo è storicamente inaccurato in molti punti: nel finale, nella rappresentazione eccessivamente candida dei Nativi e nel mettere in scena una storia d’amore fra lei e John Smith. Di testi in lingua italiana non credo ne esistono e quelli in inglese sono, in linea di massima, abbastanza schierati.
Fonti bibliografiche:
* Price David A. “Love and Hate in Jamestown”, 2003, Random House.
* Linwood “Little Bear” Custalow e Angela L. “Silver Star” Daniel “True Story of Pocahontas, the other side of story “, 2007, Fulcrum Publishing.
Musiche di sottofondo e suoni usati per la puntata:
* “Autumn Poetry (Native American Flute)” di LoneTreeMusic.
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
* Il suono di campanello all’inizio della puntata è “Bell, Counter, A.wav” registrato dall’utente InspectorJ e disponibile su Freesound.org.
Sat, 21 Apr 2018 - 40min - 35 - Elisabetta I: la fine dei Tudor
La fine del regno di Elisabetta I, la figlia più famosa di Enrico VIII, prima monarca donna sotto il cui regno il paese visse in buona pace e prosperità.
Concludiamo con questo episodio il lunghissimo ciclo che abbiamo dedicato ai Tudor.
La dinastia che era iniziata con Enrico VII finì, almeno formalmente, con Elisabetta I d’Inghilterra che morì nubile e senza figli. Elisabetta fu una sovrana forte e in grado di tenere le redini di un paese che stava uscendo dai conflitti religiosi nati sotto il regno del padre, continuati sotto quello del fratello e che si erano inaspriti sotto quello della sorella. Con lei vi fu una certa pacificazione degli animi che portò alla tanto agognata stabilità. Sotto il suo regno si piantarono i semi della colonizzazione inglese del Nuovo Mondo e le arti, specie quella teatrale, conobbero un periodo di reale splendore.
Nell’immaginario collettivo Elisabetta è forse considerata la prima donna che regnò l’Inghilterra e questa è la misura di quanto, nei secoli, sia stata venerata, perché la sorella Maria viene da lei completamente eclissata. Di sicuro Elisabetta fece molto per costruire il mito che poi le si cucì addosso come una seconda pelle. Quanto fosse nelle sue intenzioni divenire un’icona delle generazioni future non lo sapremo mai, ma poco importa.
Fonti bibliografiche:
* Weir Alison “Elizabeth the Queen” 1998 London, Pimlico
* Weir Alison “The Children of Henry VIII” 1997, London ed. Penguin Random House
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Gloria in Excelsis Deo” di Giovanni Animuccia, dalla Missa Victimae Paschali Laudes ed interpretata dai Tudor Consort;
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Tutti i brani sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.Sat, 17 Mar 2018 - 45min - 34 - Maria Luigia
Maria Luigia, Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla è figura nota, soprattutto nel territorio parmense. Abbiamo provato a dare un’immagine quanto più onesta e neutra possibile di una figura ancora così “iconica”.
Per chi è nato e cresciuto a Parma, o nella sua provincia, Maria Luigia ce l’ha un po’ nel DNA. Forse ormai questa cosa si sta perdendo, ma io che sono, per parte di padre, figlia di una famiglia di “parmigiani del sasso” (espressione tipica che indica, solitamente, un parmigiano nato nel centro città) ce l’ho sempre avuta nel sangue. Poi, devo ammetterlo, l’ho un po’ persa, ma sono cresciuta sentendo parlare di lei.
Questa puntata è stata difficile da preparare perché c’è stata una guerra costante fra quello che ora so e tutti i ricordi che emergevano mentre ci lavoravo sopra. La storia che ho imparato da bambina mi era stata raccontata dalle (pro)zie, che mi raccontavano quel che avevano imparato dai loro genitori e ne parlavano con ammirazione e forse anche un pizzico di devozione (e che, ovunque siano, avranno sicuramente apprezzato la puntata). Del resto nella mia famiglia Maria Luigia non era lontana se si considera che la più anziana delle mie zie era nata meno di un secolo dopo il suo arrivo a Parma. Io la consideravo la principessa, parmigiana, che governava con amore, poi ho scoperto che era austriaca, che si era sposata con Napoleone (per il quale da ragazzina nutrivo un’irragionevole antipatia) e che non aveva mai governato un bel nulla. Un brusco risveglio devo dire. Questo per dire che, probabilmente non solo nel mio caso, Maria Luigia è legata a doppio filo ai parmigiani o ai parmensi, c’è una Maria Luigia leggendaria e una storica e pur avendo a disposizione la storia devo dire che a volte è stato difficile non cadere vittima dei miei ricordi e della fascinazione che ella esercita ancora. Sicuramente ebbe il merito di fare molto, moltissimo, ma quando il gioco si fece duro scappò via e quando fu stanca non continuò a regnare, e, benché al tempo fosse sposata con Bombelles, uomo duro e reazionario, non provò mai ad ammorbidirlo preferendo la vita domestica. Questi aspetti meno nobili, ma perfettamente umani, sono poco noti, credo, almeno nella nostra realtà territoriale. O forse io non ho mai parlato di lei con le persone giuste.
E’ significativo che a Parma non vi sia nemmeno una via intitolata a uno degli uomini che governarono per lei, perché nessuno di essi lasciò il segno tanto quanto lei, nemmeno a Neipperg, probabilmente l’unico che ella amò davvero, che non riuscì mai a opporsi alle spese che Maria Luigia faceva per la propria corte e che poi gravavano sui parmigiani. Bombelles ebbe almeno il merito di sanare il debito pubblico. Separare il grano dal loglio non è facile e nemmeno lo è strappare o sollevare un velo che ormai resiste da circa due secoli, speriamo almeno di aver reso un ritratto equanime in un episodio che, forse, è più mio di quanto non sia di Davide che è oriundo.
Nei ringraziamenti mi è stato fatto notare da Davide, mentre montavamo, che mio padre sembra morto da come ne parlo, purtroppo ero abbastanza emozionata e non me ne sono nemmeno resa conto. Per onore di cronaca mio padre, grazie a Dio, è vivo e vegeto.
Fonti bibliografiche:
* Herre Franz “Maria Luigia. Il destino di un’Asburgo da Parigi a Parma”. Mondadori 1997
* Schiel Irmagrd “Maria Luigia, una donna che seppe amare e che seppe governare”. Longanesi 1984
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Valzer In La Minore Op. 34 N.2” di Frédéric Chopin, eseguito da Nico de Napoli;
* “Sun, 04 Feb 2018 - 41min - 33 - Maria di Scozia: “Nella mia fine è il mio principio”
Il processo e l’esecuzione di Maria di Scozia furono l’inevitabile conclusione di una situazione politica sempre più complessa dove la sua stessa esistenza costituiva una spina nel fianco per Inghilterra e Scozia dove suo figlio regnava con lo spettro incombente della madre.
In quest’ultima puntata analizziamo l’ultimo periodo della vita di Maria, grossomodo dal 1583 al 1587 anno della sua morte. Come già detto in puntata col tempo la stessa vita di Maria venne giudicata incompatibile con la vita di Elisabetta, la sua figura poteva diventare centro di raccolta per scontenti o per cattolici che avessero in animo di restaurare il cattolicesimo e fu questo in definitiva che ne decretò la fine. La sua semplice esistenza in terra inglese divenne intollerabile e poiché era prigioniera si decise di toglierla di mezzo. Il complotto Babington fu quasi un “non complotto” visto che non si mise mai in atto e visto che Francis Walsingham fu sempre aggiornato degli eventi, tanto che intervenne solo quando ritenne di avere abbastanza materiale per arrestare Babington e gli altri congiurati e, infine, di poter mettere sotto processo anche Maria.
Delle accuse mossele, aver ucciso Darnley, aver concordato con Bothwell il suo rapimento, la sua partecipazione ai complotti mentre era in carcere, ben poche sono vere. Sicuramente ella fu messa spesso al corrente delle trame che si tessevano per liberarla, ma probabilmente non fu mai messa al corrente di tutto quel che sarebbe stato necessario fare per renderla libera. Solo verso la fine iniziò a considerare come sacrificabile la vita di chi la teneva in catene, anche se, a Babington, scrisse che approvava il piano in linea di principio e non scrisse mai a chiare lettere che comandava la morte di Elisabetta. Certo Maria non seppe mai destreggiarsi nella palude della politica scozzese e mancò di quell’acume politico necessario a un sovrano, ma non fu mai educata a sviluppare queste naturali mancanze.
Fidandomi troppo di me stessa ho erroneamente datato il complotto Babington al 1585, ebbe luogo invece l’estate seguente, nel 1586.
Puntate precedenti su Maria di Scozia:
* Maria di Scozia: nelle mani degli inglesi
* Maria di Scozia: la caduta
* Maria di Scozia: la corte insanguinata
* Maria Stuart: il ritorno in patria
* Maria Stuart: la regina bambina
Fonti bibliografiche:
* Fraser Antonia “Mary Queen of Scost” 1969, London ed. Weidenfeld & Nicolson
* Weir Alison “Elizabeth the Queen” 1998, London ed. Pimlico
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Lamentations I” di Thomas Tallis, interpretata dai Tudor Consort;
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Tutti i brani sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.Sun, 31 Dec 2017 - 42min - 32 - Maria di Scozia: nelle mani degli inglesi
La prigionia di Maria di Scozia e i vari e vaghi tentativi per portare alla sua liberazione.
Questa puntata abbisogna di una piccola premessa, è stata registrata e, in parte, preparata con una bella influenza in fase embrionale e qualche refuso qua e là è rimasto (il primo entro la settima parola o giù di lì), me ne scuso sinceramente.
Riportiamo di seguito i versi originali della poesia scritta da Elisabetta che abbiamo usato in apertura (fonte Wikipedia)
No foreign banished wight shall anchor in this port;
Our realm brooks not seditious sects, let them elsewhere resort.
My rusty sword through rest shall first his edge employ
To poll their tops that seek such change or gape for future joy.
La traduzione dei versi in oggetto è di nostro pugno.
Anche questa puntata tutto sommato occupa uno spazio di tempo relativamente breve, dalla primavera del 1568 all’estate del 1572 quando il duca di Norfolk venne giustiziato. In questo periodo Maria, dopo la disfatta di Langside, si gettò tra le braccia di Elisabetta senza pensare che la cugina difficilmente si sarebbe sporcata le mani per trarla d’impaccio e che poiché, per Elisabetta, l’Inghilterra veniva prima di qualunque altra cosa, Maria sarebbe stata sempre una pedina sacrificabile. Certo il momento in cui la sola presenza di Maria sarebbe divenuta insostenibile era ancora di là da venire, ma non di meno ella si cacciò inconsapevolmente in una strada senza uscita, in una cella da cui non sarebbe mai più uscita. Condannata a vivere da reclusa, lontana dagli affetti e dal figlio Maria fu costretta a farsi guidare da uomini non sempre all’altezza della situazione e il suo giudizio col tempo si fece sempre più offuscato tanto da invischiarsi, in un qualche modo, in almeno due cospirazioni (in questa puntata è trattato solo il Complotto Ridolfi) cosa che alla fine le costò la vita.
Il coinvolgimento di Maria nel complotto Ridolfi benché sia certo può essere difficilmente valutato dato lo stato di estremo isolamento in cui viveva, isolamento che, appunto, andava erodendo le sue capacità di giudizio. Tale complotto prevedeva la morte di Elisabetta e mentre Norfolk venne giustiziato Maria venne graziata dalla sovrana. Questa decisione nacque in parte, probabilmente, da considerazioni di carattere dinastico. Se lei e Maria fossero morte la corona inglese sarebbe finita a Giacomo, allora bambino, e la prospettiva di dover lasciare il trono inglese alle rapaci mani dei nobili di Scozia non solo non era rosea, ma portava con sé delle conseguenze che avrebbero potuto essere potenzialmente disastrose.
Le altre puntate su Maria di Scozia:
* Maria di Scozia: “Nella mia fine è il mio principio”
* Maria di Scozia: la caduta
* Maria di Scozia: la corte insanguinata
* Maria Stuart: il ritorno in patria
* Maria Stuart: la regina bambina
Fonti bibliografiche:
* Fraser Antonia “Mary Queen of Scost” 1969, London ed. Weidenfeld & Nicolson
* Weir Alison “Elizabeth the Queen” 1998, London ed. Pimlico
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Benedictus” di Zero Project;
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Mon, 20 Nov 2017 - 42min - 31 - Maria di Scozia: la caduta
La caduta di Maria fu il risultato non solo dei vari interessi personali dei nobili, che li posero sempre al di sopra della lealtà verso la corona, ma anche della sua incapacità di tener loro testa.
In questa puntata il periodo analizzato è tutto sommato breve, va infatti dal febbraio 1567 ai primissimi giorni di maggio del 1568. Un anno e mezzo in cui la vita di Maria iniziò a precipitare in quel vortice dal quale, purtroppo non sarebbe mai uscita.
Quello che va capito, forse più di ogni altra cosa, è che, come accennato in puntata, ella non fu allevata per governare davvero e che la sua formazione in Francia non poteva addestrarla alla Scozia, altri sovrani ebbero purtroppo un destino analogo al suo. In un momento storico dove i nobili, abituati a decenni di potere incondizionato, ci sarebbe voluta una mano diversa, forte, una persona cresciuta nel crogiolo degli intrighi di corte e con una forma mentis identica a quella dei nobili in questione. Purtroppo non fu così.
A margine annotiamo come Bothwell divorziò dalla moglie. Come detto al momento del rapimento di Maria egli era sposato, ma poichè erano state nozze dettate dalla convenienza la moglie Joan non si oppose. L’annullamento venne garantito da un vescovo che ratificò la mancanza di una dispensa (i due erano lontanamente imparentati), al momento delle nozze quello stesso vescovo aveva firmato quella stessa dispensa. Questo episodio già di suo mostra come in quel mondo, quello della politica e delle relazioni diplomatiche in generale, ogni cosa fosse effimera e dai contorni anche troppo evanescenti. Navigare in acque tanto ricche di scogli nascosti richiedeva una capacità che ben pochi avevano, giacchè lo stesso Bothwell perse la partita e almeno due dei reggenti del piccolo Giacomo VI vennero uccisi a causa di questo o quell’intrigo. Questo ovviamente non valeva solo per la Scozia, ma per l’Europa intera.
Le altre puntate su Maria di Scozia:
* Maria di Scozia: “Nella mia fine è il mio principio”
* Maria di Scozia: nelle mani degli inglesi
* Maria di Scozia: la corte insanguinata
* Maria Stuart: il ritorno in patria
* Maria Stuart: la regina bambina
Fonti bibliografiche:
* Fraser Antonia “Mary Queen of Scost” 1969, London ed. Weidenfeld & Nicolson
* Weir Alison “Mary Queen of Scots and the murder of Lord Darnley” Ballantine 2004
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Lamentations III” di Alfonso Ferrabosco, interpretato da The Tudor Consort;
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti.
Tutti i brani sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.Sun, 15 Oct 2017 - 42min - 30 - Jacopo Aconcio: il teologo della tolleranza
La figura di un filosofo poco noto ma dal pensiero stranamente moderno, lucido, ed aperto.
Quando siamo arrivati a casa, in Val di Sole, avevamo in testa un’altra puntata, poi, appena arrivati la figura di Jacopo Aconcio è arrivata alla nostra attenzione. Nessuno di noi due lo conosceva, ma siamo rimasti colpiti dal suo pensiero, tanto che abbiamo deciso di abbandonare l’idea originaria e fare una puntata su di lui.
Il pensiero di quest’uomo poliedrico, complesso ed interessante merita di essere approfondito, speriamo di esserci riusciti nel modo giusto. Lo studio della filosofia me lo sono lasciato alle spalle quasi vent’anni fa e approcciarsi di nuovo allo studio del pensiero ha richiesto un certo “riambientamento” da parte mia non tanto per la sua difficoltà, quanto piuttosto per l’interiorizzazione dei suoi contenuti, passaggio necessario per renderlo comprensibile attraverso le mie parole.
Ad Ossana, paese natale di Jacopo o della sua famiglia, si trova, al limitare della piazza, una piccola via a lui dedicata a poche centinaia di metri dal Castello di San Michele che, al tempo di Jacopo, era ancora vivo e vitale.
Una piccola precisazione, al tempo di Jacopo l’Imperatore era Ferdinando I, fratello di Carlo V, questi abdicando passò proprio a Ferdinando la corona imperiale mentre il figlio Filippo prese quella di Spagna. Filippo non governò mai quindi il Sacro Romano Impero, ma rimase una figura di grande rilievo nella sua famiglia che alla corona imperiale era legata strettamente. Nel podcast si può avere l’impressione che l’Impero fosse diviso in due politicamente, la divisione era invece religiosa e la parte spagnola, benché fuori dal governo formale aveva ancora gran voce in capitolo. Andando a braccio a volte mi esprimo dando per scontate delle cose e me ne accorgo solo quando andiamo in fase di montaggio. Me ne scuso.
Infine un lapsus, di nuovo emerso in fase di montaggio, ovviamente a Maria non succedette Elisabetta II che avrebbe ora ben 450 e passa anni, ma Elisabetta I.
Ringraziamo la Biblioteca di Ossana per il materiale che ci ha gentilmente procurato e per il tempo dedicatoci.
Fonti bibliografiche:
* “Storia di una doppia censura, gli Stratagemmi di Satana di Jacopo Aconcio nell’Europa del seicento”, di Giorgio Caravale, Edizioni della Normale 2013.
* Articolo sulla biografia e sul pensiero di Jacopo Aconcio a cura di Oscar Andreis.
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Stabat Mater” di Domenico Scarlatti, interpretato da The Tudor Consort;
* “Susan” di Vvsmusic, per la parte dei ringraziamenti;
* “Hyperfun” di Kevin MacLeod (incompetech.com) per i bloopers finali.
Tutti i brani sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.
Foto scattate durante la registrazione:
Sun, 10 Sep 2017 - 37min - 29 - Maria di Scozia: la corte insanguinata
In questa puntata prendiamo in esame un periodo piuttosto ristretto che va dalla tarda primavera del 1565 alla fine di gennaio 1567. In quel lasso di tempo Maria convolò a nozze con Henry Stuart, un matrimonio che, al di là dei motivi politici e personali che lo rendevano inviso a tutti, era inopportuno per il carattere dello sposo stesso. Darnley, vanesio ed arrogante, si attirò le ire dei nobili che si rivoltarono contro Maria e quando essa reagì questi non esitarono a trarre Darnley nelle reti dei loro complotti che sfociarono nell’omicidio del segretario di Maria, Davide Riccio. In un susseguirsi di congiure e di alleanze mutevoli che duravano il tempo di un complotto Darnely riuscì ad alienarsi la moglie e l’intera nobiltà scozzese che alla fine ordì un piano per ucciderlo. Maria, non dotata del cinisimo necessario, prima allontanò i nobili e poi li riavvicinò, fidandosi di loro anche per quel che riguardava la risoluzione del problema di questo marito che causava più problemi che altro, trovandosi infine coinvolta in una serie di accuse che le costeranno molto, molto care. In una corte dove i nobili spadroneggiavano da tempo immemore Maria non capì, una volta di più, che nella loro ottica, i sovrani andavano e venivano e gli unici che restavano sul palco, generazione dopo generazione, erano i gruppi famigliari scozzesi che giocavano le loro partite traendo il meglio dai sovrani, o da altri nobili, per poi gettarseli alle spalle privi di qualunque sentimento di vera lealtà.
Le altre puntate su Maria di Scozia:
* Maria di Scozia: “Nella mia fine è il mio principio”
* Maria di Scozia: nelle mani degli inglesi
* Maria di Scozia: la caduta
* Maria Stuart: il ritorno in patria
* Maria Stuart: la regina bambina
Fonti bibliografiche:
* Fraser Antonia “Mary Queen of Scost” 1969, London ed. Weidenfeld & Nicolson
* Weir Alison “Mary Queen of Scots and the murder of Lord Darnley” Ballantine 2004
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Lux Aeterna” di Zero Project
* “Susan” di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.Sun, 23 Jul 2017 - 41min - 28 - Maria Stuart: il ritorno in patria
In questa puntata analizziamo il periodo intercorso fra il primo matrimonio di Maria di Scozia con Francesco II di Francia e le sue seconde nozze con Henry Stuart. Tornata in patria dopo essere rimasta vedova trovò un paese assai diverso dalla Francia che per tanto tempo era stata la sua casa, un paese più povero, con dei conflitti interni e con un vicino assai scomodo, l’Inghilterra.
Maria dovette faticosamente cercare di prendere le redini della Scozia, mentre si confrontava con il suo leader religioso, John Knox, e mentre cercava di trovare un compromesso per la successione al trono inglese con la cugina Elisabetta.
Infine due parole sul trattato matrimoniale “ufficioso” che Maria firmò per volere del suocero Enrico II, alla morte di Francesco questi perse gran parte della sua efficacia, infatti esso si basava per lo più sull’eventualità che Maria morisse prima del marito. Quando ella tornò a casa si ritrovò quindi, di fatto, libera dalle clausole del trattato.
In copertina: la costa dall’Isola di Skye, villaggio di Elgol. Foto di Alessandro Cabrini.
Le altre puntate su Maria di Scozia:
* Maria di Scozia: “Nella mia fine è il mio principio”
* Maria di Scozia: nelle mani degli inglesi
* Maria di Scozia: la caduta
* Maria di Scozia: la corte insanguinata
* Maria Stuart: la regina bambina
Fonti bibliografiche:
* Fraser Antonia “Mary Queen of Scost” 1969, London ed. Weidenfeld & Nicolson
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “The Star of the County Down“
* “Susan” (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono di Vvsmusic e distribuiti sotto licenza Creative Commons.Sun, 11 Jun 2017 - 39min - 27 - Maria Stuart: la regina bambina
Lasciamo temporaneamente Elisabetta d’Inghilterra per occuparci di sua cugina Maria Stuart poichè, nel corso degli anni, le vite di queste due donne si incroceranno tragicamente.
In questa puntata abbiamo scelto di fare una panoramica della situazione politica scozzese, di come il reggente amministrò la corona per conto di Maria che salì al trono a soli sei giorni, dei difficili rapporti con l’Inghilterra e di come Maria trascorse gli anni della propria infanzia in Francia presso la corte di Enrico II in attesa di sposare il Delfino.
Le altre puntate su Maria di Scozia:
* Maria di Scozia: “Nella mia fine è il mio principio”
* Maria di Scozia: nelle mani degli inglesi
* Maria di Scozia: la caduta
* Maria di Scozia: la corte insanguinata
* Maria Stuart: il ritorno in patria
Fonti bibliografiche:
* Fraser Antonia “Mary Queen of Scost” 1969, London ed. Weidenfeld & Nicolson
* Orieux Jean “Caterina de’ Medici” 1997, Mondadori
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “The Cabin In The Wood (Suite)” di Marc Teichert
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 07 May 2017 - 46min - 26 - Elisabetta I: fra religione e matrimonio
In questa puntata iniziamo ad addentrarci nel regno di Elisabetta I d’Inghilterra occupandoci per lo più di come si mosse entro la scena religiosa, ancora piuttosto inquieta, e del suo eterno cercare marito senza mai decidere a impalmare nessuno. Ci siamo soffermati sulle motivazioni che possono essere state dietro questa scelta oltre che su alcuni pretendenti in particolare. Viene fatto un breve cenno anche a Maria di Scozia della quale ci occuperemo nella prossima puntata.
Due piccole annotazioni: la prima su Thomas Seymour. Il suo volersi legare a Elisabetta trascendeva la possibilità che ella ereditasse davvero il trono; anche se non lo avesse mai fatto sposarla gli avrebbe garantito ugualmente potere e prestigio in abbondanza. La seconda riguarda coloro che volevano sostenere la posizione di Maria di Scozia come legittima erede alla corona inglese. Costoro non si curarono del fatto che Enrico nel Terzo Atto di Successione aveva espressamente escluso gli Stuart, con cui era imparentato tramite la sorella Margherita, dalla linea di successione. Cose del genere non impedivano certamente trame e brame, ma non avendolo precisato nel podcast preferiamo comunque sottolinearlo qua.
Fonti bibliografiche:
* Weir Alison “Elizabeth the Queen” 1998, London ed. Pimlico
* Weir Alison “The Children of Henry VIII” 1997, London ed. Penguin Random House
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “First night at the Wood Elf Forest” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 09 Apr 2017 - 37min - 25 - Edoardo VI: il re ragazzino
In questa puntata analizziamo il regno di Edoardo VI, erede di Enrico VIII, che salì al trono a nemmeno dieci anni.
Data la minore età il potere fu sempre in mano ad altri, nella fattispecie prima nelle mani dello zio Edward Seymour e poi nelle mani del potente John Dudley. Questi due uomini furono, quasi di fatto, i veri sovrani del paese, poiché da politici consumati quali erano riuscirono ad avere il consiglio di reggenza nelle proprie mani.
Nella puntata non abbiamo parlato delle politiche economiche intraprese da Dudley e ci spendiamo due parole qui. Dapprima si decise di “impoverire” le monete rendendole, in percentuale, fatte molto più di argento che di oro, ne seguì un periodo di estrema confusione che aggravò la situazione già precaria. A questo punto ci si affidò a un noto mercante londinese che, grazie a complesse operazioni finanziarie compiute presso la borsa di Anversa riuscì a riportare le finanze in condizioni più stabili. Nel 1552 vi fu anche una temporanea interruzione dei pessimi raccolti che avevano impoverito il paese per anni, altra cosa che contribuì a gettare le basi per una futura ripresa economica.
Fonti bibliografiche:
* Erickson Carolly “Bloody Mary: The life of Mary Tudor” Ed. Quill 1993
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “The Past Ages of Glory” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 26 Feb 2017 - 38min - 24 - Maria d’Inghilterra: la fine di un’illusione
In questa puntata concludiamo il racconto della vita di Maria I d’Inghilterra concentrandoci sull’infelice matrimonio con Filippo di Spagna e sul suo fallimentare quanto feroce tentativo di restaurare il cattolicesimo. Speriamo di essere riusciti a passare il ritratto di una donna aggrappata a un passato ormai remoto e finito, unico ricordo di una vita felice finita troppo presto. Maria fu una donna profondamente illusa, illusa di avere un marito amorevole al fianco e illusa di poter fare da guida spirituale a un popolo dal quale spiritualmente non poteva essere più lontana. Questa miopia fu una vera tragedia personale e non per Maria, perchè le impedì completamente di vedere il mondo che la circondava per quel che era davvero.
Al minuto 17.56 circa dico “Elisabetta” al posto di “Maria”, un errore veniale di cui mi scuso.
Fonti bibliografiche:
* Weir Allison: “Britain’s Royal Families: The Complete Genealogy”, Pimlico ed. 1996
* Erickson Carolly “Bloody Mary: The life of Mary Tudor” Ed. Quill 1993
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Disabled Emotions Suite – part 5” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 22 Jan 2017 - 42min - 23 - William Shakespeare
Nel 2016 ricorre il quattrocentenario della morte di William Shakespeare e, prima che l’anno termini, abbiamo deciso di dedicare una puntata a questo famosissimo poeta e drammaturgo inglese. Il nostro non è un podcast di letteratura, tema che viene toccato in maniera marginale, e la puntata racconta la vita del Bardo per poi puntare l’attenzione sui teatri del tempo e sulla loro storia.
Ci scusiamo per il fastidiossimo rumore che si sente di tanto in tanto, mentre registravo devo avere tenuto senza accorgermene le mani sul tavolo, purtroppo ce ne siamo accorti solo in fase di montaggio.
Errata Corrige: ringraziamo un ascoltatore che ci ha fatto notare un errore. Il 1616 è l’anno della messa all’indice dell’opera di Copernico e non quella di pubblicazione che avvenne nel 1543. Errore mio dovuto a una malinterpretazione di un articolo.
La citazione iniziale è letta da Davide Orlandi, co-autore del podcast.
Fonti bibliografiche:
* Peter Ackroyd, “Shakespeare: The Biography” ed. Vintage 2006
* Masolino d’Amico “Storia del teatro inglese” Newton and Compton 1996
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Emotions” di Akashic Records
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 18 Dec 2016 - 33min - 22 - Maria d’Inghilterra: gli anni della formazione
Iniziamo a volgere verso la fine del ciclo delle donne della dinastia Tudor con Maria I d’Inghilterra, unica figlia di Caterina d’Aragona ed Enrico VIII d’Inghilterra, tristemente famosa più per i protestanti che mandò al rogo che per il resto delle proprie azioni. In questa puntata ci soffermiamo sui primi vent’anni della sua vita, anni in cui dovette fronteggiare traversie e prove che indubbiamente contribuirono a formarne il carattere. Educata alla sottomissione e con una madre che sembrava aver abbracciato il sacrificio in nome dei propri principi Maria per salvarsi la vita dovette invece scendere a qualche compromesso con la sua oltremodo ferrea coscienza.
Fonti bibliografiche:
* Weir Allison: “Britain’s Royal Families: The Complete Genealogy”, Pimlico ed. 1996
* Erickson Carolly “Bloody Mary: The life of Mary Tudor” Ed. Quill 1993
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Letter to a Princess” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 20 Nov 2016 - 35min - 21 - Jane Grey: Il Regno Breve
In questa puntata raccontiamo il brevissimo non-regno di Jane Grey. Messa sul trono con un abile mossa politica del suocero grazie a un controverso testamento del giovane Edoardo VII lo perse rapidamente dopo soli nove giorni quando il Consiglio decise di dare la corona alla principessa Maria, figlia primogenita di Enrico VIII.
Nella puntata abbiamo usato il termine “erede presuntivo”, ricordiamo che con questo termine ci si riferisce a colui che è chiamato ad ereditare un titolo, ma che può essere ancora “sostituito” da qualche altro erede che presenti caratteristiche o rivendicazioni più calzanti.
Infine due parole sulla sorte della madre di Jane, Frances Brandon. Dopo la morte della figlia e del marito riuscì a rimanere nelle grazie di Maria, tenne un basso profilo e si risposò con un uomo di rango modesto morendo qualche anno dopo Jane.
Fonti bibliografiche:
* De Lisle Leanda “The sister who would be the queen: Mary, Katherine and Lady Jane Grey. A Tudor tragedy” Ed. Ballantine 2011
* Erickson Carolly “Bloody Mary: The life of Mary Tudor” Ed. Quill 1993
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “A Forgotten Promise” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 09 Oct 2016 - 30min - 20 - La Grande Guerra nell’Alta Val di Sole
Questa puntata vuol provare a raccontare un pezzo, piccolo, ma importante, della Grande Guerra ed in particolare della cosiddetta Guerra Bianca. Abbiamo scelto il fronte trentino non solo perché la Val di Sole è una sorta di seconda casa, ma soprattutto perché questo pezzo di mondo si trovò in una posizione assai scomoda alla fine del conflitto. I caduti provenienti da questa ed altre valli divennero ipocriticamente scomodi: essi avevano combattuto per Francesco Giuseppe, ma, pur avendo combattuto contro il Regno d’Italia si trovarono sepolti su quel territorio ed ecco che, quindi, vennero relegati in secondo piano dietro i caduti che avevano combattuti ed erano morti “da italiani”.
La poesia che apre la puntata si intitola “Alpino caduto” ed è stata scelta per via del testo, ma, lo precisiamo con forza, agli occhi degli autori non v’è differenza fra Alpini e Kaiserjäger. Su quelle montagne morirono in molti e le parole della poesia ci sembra che rendano l’idea del dolore e della fatica che patirono i soldati. Che sulla bandiera ci fosse l’aquila asburgica o il tricolore poco importa, così come non importa se vestissero di grigio-blu o di verde scuro, avevano comunque scarponi, giberne, armi e un destino uguale.
Una parte della puntata è dedicata al paese di Vermiglio, unico caso di paese nella Val di Sole che venne completamente sfollato per essere spostato, forzatamente, ai baraccamenti di Mitterndorf. Di coloro che partirono molti non tornarono e, di nuovo, si tratta di una pagina dolorosa della storia di cui si parla troppo poco.
Due parole infine sul ritiro dei ghiacciai: la loro riduzione nel corso dell’ultimo secolo ha infatti riportato alla luce reperti e corpi di coloro che caddero nelle nevi. Anche a quote più basse la quantità di oggetti recuperabili era tale che non è mai stato raro trovare persone che giravano con i metal detector specie attorno a luoghi come la cosiddetta “Città morta”. Nei musei, sede naturale di questi reperti, si possono vedere numerosi esemplari di tutto quello che faceva parte della vita quotidiana dei soldati.
Fonti bibliografiche:
* Giuseppe Magrin: “La battaglia più alta della storia”, G. Rossato Editore
* Luigi Panizza: “Vermiglio ieri e oggi”, edito a cura del Comune di Vermiglio
* Gian Maria Tabarelli: “I forti austriaci nel Trentino Alto Adige”, Temi Editrice
* Alberto Folgheraiter: “Un popolo, due patrie”, edizioni Curcu & Genovese
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* Kyrie Eleison dalla dalla Missa Victimae Paschali Laudes di Giovanni Animuccia, eseguito da The Tudor Consort
* Noi siam partiti dai nostri paesi, brano tradizionale eseguito dai Cantori da Verméi. Il brano racconta la partenza forzata della gente di Vermiglio alla volta di Mitterndorf.
La poesia “Alpino caduto” è della poetessa solandra Ada Redolfi cui va il nostro sincero grazie. L’estratto iniziale è stato letto da Mara Dell’Eva che ringraziamo di cuore.
Ecco il testo integrale:
ALPINO CADUTO
Nuvole rosse al calar della sera
tuona il cannone sulla frontiera,
si va all’assalto là sui confini
avanti all’attacco arditi alpini,
scarponi, giberne e penna nera
pronti a immolarsi per la bandiera.
Taccion le voci nella bufera…Fri, 09 Sep 2016 - 37min - 19 - Catherine Parr, l’ultima moglie
Con questa puntata chiudiamo il ciclo dedicato alle mogli di Enrico VIII, Catherine Parr fu, a mio parere, una donna quasi sempre saggia ed assennata, che seppe rimanere al fianco di un uomo vecchio, malato, paranoico e umorale e che riuscì infine a prendere la propria libertà personale.
Prossimamente vedremo altre donne della dinastia dei Tudor, Jane Grey, Maria d’Inghilterra, Elisabetta e Maria Stuart.
Anche questa volta in sottofondo si sentono ogni tanto i versetti di un bimbo, è sempre mio figlio che ancora una volta s’è insinuato dentro al podcast 🙂
Fonti bibliografiche:
* Norton Elizabeth “Catherine Parr” ed. Amberley 2011
* Fraser Antonia “The six wives of Henry VIII” ed. Vintage, London
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Disabled Emotions Suite – part 1” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 31 Jul 2016 - 34min - 18 - La scure cala su Catherine Howard
In questa puntata passiamo in rassegna il non-processo a Catherine Howard e la sua conseguente condanna a morte soffermandoci in maniera particolare più che sugli eventi in sé sul modo in cui tutto questo avvenne, oltre che sulle reazioni di Enrico.
Introduciamo anche, brevemente, la figura di Maria Stuart, regina di Scozia e quella di Catherine Parr che divenne l’ultima moglie del sovrano nel 1543.
In sottofondo talvolta si sente il pianto di un bambino, di solito si registra quando mio figlio è affaccendato altrove, purtroppo questa volta non siamo riusciti, ci scusiamo.
Fonti bibliografiche:
* Porter Linda, “Katherine, the Queen” ed. MacMillan 2010
* Fraser Antonia “The six wives of Henry VIII” ed. Vintage, London
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Kyrie” di Piotr Pawłowski
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 19 Jun 2016 - 39min - 17 - Catherine Howard: la moglie giovane
In questa puntata analizziamo il modo in cui Enrico ottenne il divorzio da Anna, e di come lei stessa seppe restare nelle sue grazie assicurandosi una vita confortevole per poi passare alle nozze con Catherine Howard. In copertina abbiamo messo l’unico documento scritto pervenutoci di Catherine, una lettera che scrisse a Thomas Culpeper dopo le nozze con il re. Lo abbiamo scelto perché , tragica ironia della sorte, il suo unico documento autografo è una lettera scritta all’amante e ci pare che sia una buona metafora per quella che fu la sua breve esistenza. Catherine si trovò sposata, impreparata, ad un uomo vecchio, malato, sospettoso e circondata da cortigiani divisi in fazioni che si facevano una guerra spietata incuranti del fatto che, per vincere le loro battaglie, avrebbero potuto anche sacrificare la moglie del re.
Una precisazione: Catherine nacque attorno al 1523, nel calcolare la differenza d’età con il re e i suoi figli ho usato quella come parametro per comodità, ma la data rimane, lo sottolineo, “attorno al”.
Errata Corrige: Francis Dereham non venne ovviamente spedito in Inghilterra per allontanarlo da Catherine, ma in Irlanda. Il lapsus è mio e ce ne siamo accorti in fase di montaggio e non era più possibile correggerlo. Me ne scuso sinceramente.
Come promesso mettiamo l’immagine di quello che si crede possa essere un ritratto di Catherine. Questa miniatura è opera di Hans Holbein il giovane ed esiste in due versioni (leggermente dissimili) che fanno parte di due collezioni diverse. Il regno di Catherine fu breve e si concluse così bruscamente che non è mai stato chiaro se vi fu il tempo di farle un ritratto o se furono distrutti dopo la sua morte, nemmeno la famiglia Howard ne possiede uno. L’idea che la miniatura rappresenti Catherine risale alla metà del ‘700 circa (forse in epoca più tarda per la versione che ora è nella Royal Collection, che, per inciso, è quella che abbiamo scelto) perché la donna raffigurata porta gli stessi gioielli, con cui è raffigurata Jane Seymour. Cambia qualche dettaglio, come il colore e il medaglione centrale, ma la rassomiglianza è tale da aver giustificato tale pensiero. L’idea non è peregrina perchè i gioielli erano della corona, non della regina in sè, ma non essendovi altri metri di paragone questa resterà sempre un’ipotesi.
Fonti bibliografiche:
* Weir, Alison (2008). Henry VIII: King and Court. Vintage.
* Fraser Antonia “The six wives of Henry VIII” ed. Vintage, London
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Disabled Emotions Suite – Part 1” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 29 May 2016 - 42min - 16 - Anna di Cleves: la moglie necessaria
Anna di Cleves sembra essere la più invisibile delle mogli di Enrico VIII, non ha la forza drammatica di Caterina d’Aragona o Anna Bolena, non ha la tragicità di Jane Seymour e Catherine Howard e nemmeno quella di Catherine Parr. Le biografie che la riguardano sono pochissime, eppure a ben guardare ha una forza di carattere che non si può ignorare. Anna si trovò in un paese straniero, dove non parlava la lingua, sposata a un uomo difficile e anziano e, senza un solo vero amico, dovette fronteggiare non solo il ripudio, ma anche camminare su un terreno minato, quello della compiacenza del re; sapeva bene infatti che se avesse fallito Enrico avrebbe potuto essere non così condiscendente o generoso. Ecco perchè abbiamo voluto parlare anche di lei, non era la “brutta sorella” com’è stata fatta passare per anni negli stereotipi popolari, ma una giovane che si trovò catapultata, sola, in un mondo straniero e che se la cavò egregiamente.
Fonti bibliografiche:
* Weir, Alison (2008). Henry VIII: King and Court. Vintage.
* Fraser Antonia “The six wives of Henry VIII” ed. Vintage, London
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Appassionata” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 17 Apr 2016 - 38min - 15 - Jane Seymour, la madre dell’erede
In questa puntata analizziamo il tragicamente breve regno di Jane Seymour, terza moglie di Enrico VIII e l’unica che fu in grado di dargli un figlio maschio. Nell’ultima parte diamo invece uno sguardo a com’era partorire all’epoca, in condizioni di igiene scarsissime e senza conoscenze mediche adeguate partorire era una faccenda pericolosa che falciava via sia le donne povere che le donne ricche.
Ci scusiamo per il sottofondo che c’è nella traccia audio, c’è stato qualche problema in fase di registrazione (la mia ignoranza tecnologica ha colpito ancora) ed era impossibile riparare al mio malfatto.
Fonti bibliografiche:
* Allison Weir “The Six Wives of Henry VIII”, Vintage, Londra 2002
* Amy License ” In Bed with the Tudors: The Sex lives of a dynasty from Elizabeth of York to Elizabeth I”, Amberley Publishing, 2012
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Disabled Emotions Suite, part 3” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 13 Mar 2016 - 38min - 14 - La fine di Anna Bolena
In questa puntata esaminiamo la prima parte del 1536 , anno che vede la morte di Caterina d’Aragona e quella di Anna Bolena. Il suo fallimento nel fornire figli maschi e l’assenza di veri sostenitori estranei alla famiglia diede mano libera ai suoi avversari che portarono agli occhi del re la giovane Jane Seymour.
Anna insieme al fratello e ad altri quattro uomini venne arrestata e in un processo che non produsse una sola prova vera delle accuse a suo carico (incesto, adulterio e cospirazione ai danni del re) venne condannata, insieme agli altri a morte.
Nella giuria sedeva anche suo zio, il duca di Norfolk, e, non per la prima volta, un parente si sarebbe trovato a giudicare un altro congiunto poiché rifiutarsi sarebbe stato probabilmente considerato un atto imperdonabile di infedeltà.
Ci scusiamo per il grattare in sottofondo che si sente qua e là e, temiamo, anche per un miagolio in lontananza, è il solito gatto che vuole a tutti costi partecipare alla registrazione.
Abbiamo inoltre pensato di rendere disponibile una piccola selezione di opere, cartacee o cinematografiche che riguardano i periodi e personaggi storici finora trattati. Sono personalmente molto severa con le opere di finzione che si avvicinano alla storia, ben consapevole che ogni romanzo o film storico contiene una parte di finzione, per mancanza di fonti, per fonti contrastanti, per rendere più scorrevole la trama etc, credo che però ci sia una cosa da cui non si possa prescindere, l’onestà intellettuale. Non troverete dunque film o libri dove la storia è stata piegata ai fini della trama o perché l’autore/autrice decide di sposare incerte teorie storiche. Abbiamo riportato opere che sono quindi fedeli alla storia o che, se si discostano, sono state scelte per la loro, a nostro parere, bellezza.
Il primo a essere citato è William Shakespeare con i suoi Enrico IV, Enrico V, Enrico VI ed Enrico VIII oltre che, ovviamente, con il Riccardo III, il Riccardo II e l’Enrico VIII Il Bardo è il Bardo, non si può prescindere.
Del 1989 è l’Enrico V di Kenneth Brannagh, tratto dall’omonima opera, quasi alla lettera.
Del 1954 è invece Katherine di Anya Seton. Libro su Katherine Swynford, da cui discendono i Beaufort, piuttosto accurato e interessante.
Nel 1996 Al Pacino girò Riccardo III, un uomo un re, un documentario sull’omonima opera teatrale, molto interessante.
Del 1933 è Le sei mogli di Enrico VIII di Alexander Korda, non molto attendibile, ma vale la pena vederlo per l’interpretazione di Charles Laughton.
Tre romanzi a opera di Hillary Mantel sono Wolf Hall e Bring up the bodies, molto curati e che vertono per lo più sulla figura di Thomas Cromwell. Fanno parte di una trilogia cui manca l’ultimo libro. L’altro libro segnalato è Anna Bolena, una questione di famiglia.ù
Senza allontanarci da Shakespeare proponiamo The Hollow crown una miniserie in 4 parti uscita nel 2012 (sulle figure di Riccardo II, Enrico IV, V e VI) e quest’anno si attende la parte su Riccardo III. Andiamo in fiducia per tre motivi, è tratto da Shakespeare in maniera fedele, il cast che è ottimo e infine il fatto che sia della BBC che, personalmente, apprezziamo moltissimo.
Infine Un uomo per tutte le stagioni del 1966 per la regia di Fred Zinnemann incentrato su Tommaso Moro, basato sull’opera teatrale di Robert Colt.
Fonti bibliografiche:
* Allison Weir The Lady in the Tower: The Fall of Anne Boleyn” Vintage 2010
* Eric Ives “The life and death of Anne Boleyn, the most happy” Wyley-Blackwell 2005
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Agnus Dei” di Piotr Pawłowski
* “Sun, 24 Jan 2016 - 44min - 13 - La nascita della Chiesa d’Inghilterra e della seconda figlia femmina
Con la promulgazione dell’Atto di Supremazia Enrico VIII non si pone solo a capo della Chiesa d’Inghilterra, ma porta il proprio paese nel centro di uno scontro religioso fra cattolici e riformisti che durerà parecchi decenni.
Intanto, sposata Anna Bolena, da lei ha una seconda figlia femmina invece del tanto desiderato erede.
Note: fra i maschi presenti nella famiglia Tudor ho omesso il figlio illegittimo Henry Fitzroy perché era di salute cagionevole e infatti morirà di lì a poco di tubercolosi. Nonostante la riforma religiosa Enrico rimase intimamente alquanto “conservatore” anche se avremo modo di approfondirlo nelle puntate a venire.
Fonti bibliografiche:
* Carolly Erickson “Bloody Mary: The Life of Mary Tudor” Quill, 1993
* Fraser Antonia “The six wives of Henry VIII” ed. Vintage, London
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Medieval Church Choral Music (medley)” di Origen Music Artists
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.
Il brano tratto dall’Atto di Supremazia è letto da Alessandro Cabrini.Sun, 27 Dec 2015 - 44min - 12 - Anna Bolena: “la damigella giovane e fresca”
Con l’entrata in scena di Anna Bolena Enrico VIII sceglie di “divorziare” da Caterina d’Aragona, il rifiuto di entrambi di scendere a un qualche compromesso e la complicata situazione in cui versa il papato porterà ai primi passi di quella che porterà alla nascita della Chiesa Anglicana.
Fonti bibliografiche:
* Weir, Alison (2010). The Lady in the Tower: The Fall of Anne Boleyn. London: Vintage.
* Fraser Antonia “The six wives of Henry VIII” ed. Vintage, London
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Autunno” di Davide Orlandi
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 22 Nov 2015 - 37min - 11 - Caterina d’Aragona: la prima moglie
Con Caterina d’Aragona inizia la rassegna delle donne che nacquero, si maritarono o vissero entro l’orbita della dinastia Tudor. Donna di grande intelligenza, fede e cultura sposò in seconde nozze Enrico VIII fratello del suo defunto marito. Dopo anni di matrimonio tranquillo i due iniziarono ad estraniarsi e questo si uní all’ assenza di figli maschi viventi fino a che Enrico non incontrò qualcuno…
Devo segnalare due errori veniali, Maria Tudor nacque nel 1515 e l’ultima gravidanza di Caterina fu nel 1519, frutto, come nella prima puntata, di due calcoli mentali errati, ce ne scusiamo.
Fonti bibliografiche
* Fraser, Antonia (1992).” The Wives of Henry VIII”. Vintage.
* Williams, Patrick ” Catherine of Aragon (2012) Amberley
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Valley of Tears” di Zero Project
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani, di cui ringraziamo gli autori, sono sotto licenza Creative Commons.
Il brano di Shakespeare è recitato da Davide Orlandi, co-autore del podcast.Sun, 25 Oct 2015 - 38min - 10 - I due pretendenti
In questa puntata analizziamo due figure che riportarono in vita i fantasmi dei Principi della Torre, Lambert Simnel e Perkin Warbeck. Il primo era solo un ragazzino, l’altro un uomo fatto e se uno ebbe salva la vita l’altro se la giocò nella sua partita contro Enrico VII.
Riguardo le azioni di Giacomo IV di Scozia in supporto a Warbeck forse vanno anche considerate le “condizioni geografiche” se Spagna e Inghilterra avessero stretto alleanza la Francia, storica alleata della Scozia, sarebbe stata ancora più vulnerabile considerando che il Sacro Romano Impero non solo era ormai un vicino ingombrante, ma la teneva anche impegnata nelle guerre in Italia.
Fonti bibliografiche:
* Weir, Alison, “The Princes in the Tower”, Vintage, 2008, p.234.
* Wroe, Ann, “Perkin, a story of deception”, Vintage 2004
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Intro” di Zero Project, dall’album “Ambient Symphony”
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani, di cui ringraziamo gli autori, sono sotto licenza Creative Commons.
Sun, 27 Sep 2015 - 29min - 9 - L’ascesa dei Tudor; la dinastia che pose fine alla Guerra delle Due Rose
In questa punata ripercorriamo rapidamente le orme dei Beaufort che, con la persona di Margaret Beaufort, attraverso il matrimonio con Edmund Tudor generano una nuova dinastia destinata non solo a porre fine al trentennale conflitto che dilaniava l’Inghilterra, ma anche a regnare sull’Inghilterra per circa un secolo.
Nota: se verso la fine della puntata sentite un ritmico grattare di fondo è…uno dei nostri gatti che grattava alla porta per prendere possesso della sua seggiola, incognite della registrazione!!
Fonti bibliografiche:
* Michael K. Jones, Malcolm G. Underwood: “The king’s mother, Lady Margaret Beaufort, Countess of Richmond and Derby” (Cambridge University Press 1993)
* Neville Williams: “The life and time of Henry VII” (Weidenfeld and Nicholson 1973)
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Knight Time” di Simon Bowman
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani, di cui ringraziamo gli autori, sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 30 Aug 2015 - 24min - 8 - Riccardo III
In questa puntata analizziamo Riccardo III ultimo re di York e ultimo esponente, in linea indiretta, della Casa dei Plantageneti che da fratello fedele divenne lo zio che imprigionò i nipoti nella Torre e si prese la corona. Figura cangiante, ritratto come un gobbo deforme e malvagio da Shakespeare, dalla storiografia Tudor e dalla tradizione e che, eppure, ancora oggi divide gli storici…
Fonti bibliografiche:
* Hammond, Peter W. & Sutton, Anne: “Richard III: The Road to Bosworth Field” (Constable, 1985)
* Fields, Bertram: “Royal Blood: Richard III and the Mystery of the Princes” (Harper Collins 1998)
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Benedictus“, di Zero Project dall’album “Fairytale 2: The orchestral expansion” (2010)
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani, di cui ringraziamo gli autori, sono sotto licenza Creative Commons.Sun, 24 May 2015 - 32min - 7 - Edoardo IV: dalla riconquista del trono alla morte
In questa puntata analizziamo il complesso rapporto fra Edoardo IV e suo fratello Giorgio, duca di Clarence e le pesanti disfatte lancastriane di Barnet e Tewksbury che regalarono in maniera permanente la corona a Edoardo che regnò incontrastato fino alla morte, per nulla preoccupato dall’esiliato e giovane Enrico Tudor, unico erede di Lancaster che fu costretto a riparare in Bretagna.
Fonti bibliografiche:
* Charles Ross: “Edward IV” (University of California Press, 1974)
* Michael Hicks: “False, Fleeting, Perjur’d Clarence: George, Duke of Clarence 1449–78” (Headstart History 1992)
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “The Era of Legends“, di Antti Martikainen dall’album “Creation of the World” (2013)
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani, di cui ringraziamo gli autori, sono sotto licenza Creative Commons.Mon, 20 Apr 2015 - 27min - 6 - Edoardo IV: dall’incoronazione alla fuga
In questa puntata analizziamo l’ascesa al trono di Edoardo di York, quale Edoardo IV, del suo inaspettato matrimonio con Elisabetta Woodville e del suo complesso rapporto con il cugino Richard Neville, XVI conte di Warwick, il quale, se fu in grado di donargli la corona, una volta ribellatosi fu anche in grado di strappargliela via.
Fonti bibliografiche:
* Charles Ross: “Edward IV” (Berkeley, California: University of California Press, 1974)
* Arlene Okerlund: “Elizabeth: England’s Slandered Queen” (Stroud, 2006)
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Ancient Church Choral Music (medley 2)”, di Origen Music Artists
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani, di cui ringraziamo gli autori, sono sotto licenza Creative Commons.
Errata corrige: il fenomeno del parelio (Sun Dogs in inglese) non è costituito da “piccoli cristalli di ghiaccio che si rifrangono nell’atmosfera“, come detto nel podcast, ma ovviamente è la luce del sole che si rifrange nei piccoli cristalli di ghiaccio. Per un approfondimento vedere la relativa pagina di wikipedia.Sun, 08 Mar 2015 - 29min - 5 - Riccardo, duca di York
In questa puntata esaminiamo la figura di Riccardo di York, duca di York. Capo della casa di York fece continua opposizione alla politica messa in atto dai consiglieri di Enrico VI e da sua moglie Margherita d’Angiò fino a che lo scontro sfociò nel conflitto noto come la Guerra delle Due Rose.
Fonti bibliografiche:
* Goodman Anthony: “The war of the Roses” (Routledge & Keenan 1990)
* Storey Robin: “The end of the house of Lancaster” (Sutton Publishing 1986)
Musiche di sottofondo utilizzate in questo episodio:
* “Oldtown” di Iska, dall’album “Fuoco Nero“
* “Susan“, di Vvsmusic (per la parte dei ringraziamenti)
Entrambi i brani, di cui ringraziamo gli autori, sono disponibili su www.jamendo.com sotto licenza Creative Commons.Mon, 19 Jan 2015 - 31min - 4 - Il regno di Enrico VI dall’incoronazione allo scoppio della guerra
In questa puntata analizzeremo la situazione politica e militare dell’Inghilterra dal 1422 al 1455 e delle conseguenti divisioni fra i pochi nobili raccolti intorno a Enrico VI e sua moglie margherita d’Angiò, causate anche da un re debole e mentalmente instabile, e la fazione degli scontenti capitanati da Riccardo di Conisburgh, duca di York, futuro capo della fazione degli yorkisti.
Fonti bibliografiche:
* Maurer Helen: “Margaret of Anjou: Queenship and power in late medieval England” (Boydell press, 2004)
* Ralph Griffiths: “The reign of Henry VI” (Berkeley 1981)
Musiche di sottofondo utilizzate nell’episodio:
* “Tempo di Minuetto (pour 4 flûtes à bec)”, di Arnaud Condé
* E come sempre, per i ringraziamenti: “Susan”, di Vvsmusic
Ci scusiamo per la qualità non ottimale della voce (c’è un po’ di distorsione); stiamo sperimentando diversi luoghi, condizioni e microfoni per la registrazione.Sun, 21 Dec 2014 - 30min - 3 - La Guerra delle due Rose: l’Inghilterra fra XIV e XV secolo
In questa puntata daremo uno sguardo d’insieme a com’era l’Inghilterra fra il XIV e il XV secolo, nei suoi aspetti sociali e politici vedendo come la Guerra dei Cent’Anni e le ripetute epidemie che flagellarono il paese portarono a diversi cambiamenti nell’assetto sociale. Vedremo anche come la nobiltà prese sempre più spazio, per i legami di parentela che legavano molti di loro alla famiglia reale e per i numerosi uomini che si raccolsero sotto di loro divenendo dei veri e propri eserciti privati che, durante l’imminente Guerra delle Due Rose, fecero tutta la differenza possibile.
Fonti bibliografiche:
* Norman Davies: “Isole. Storia dell’Inghilterra, della Scozia, del Galles e dell’Irlanda” (Mondadori, 1999)
* Alison Weir: “Lancaster and York: War of the Roses” (Ballantine Books, 1996)
Musiche di sottofondo utilizzate nell’episodio:
* Tourdion, by Vvsmusic
* Susan, by Vvsmusic
Sun, 16 Nov 2014 - 28min - 2 - La Guerra delle due Rose: Enrico V, il re della Battaglia di Agincourt
In questa seconda puntata del podcast ci addentreremo maggiormente nel regno di Enrico IV d’Inghilterra per poi puntare lo sguardo sul suo figlio ed erede Enrico V d’Inghilterra, ultimo grande “sovrano guerriero” che combatté nella Guerra dei Cent’anni.
Musiche di sottofondo:
* King Of The Fairies – March, by Vvsmusic
* Susan, by Vvsmusic
Fonti bibliografiche:
* Barker, Juliet (2005), Agincourt: Henry V and the Battle That Made England
* Mortimer, Ian (2009), 1415: Henry V’s Year of Glory, London: Bodley Head.
Aggiungo alcuni micro approfondimenti che, affrontati in puntata, l’avrebbero a mio parere appesantita eccessivamente.
Il primo riguarda la data di nascita di Enrico V, i documenti attestano le nozze di Enrico IV e Mary de Bohun attorno al 1380-81 quando avevano rispettivamente 12 e 13 anni circa. La data di nascita di Enrico è collocata fra il 1386 e il 1387 perchè diversi cronacotecari dell’epoca gli attribuiscono 26 o 27 anni al momento dell’ascesa al trono. In più queste due date sono perfettamente compatibili con l’età dei genitori, ormai sufficientemente “grandi” per poter vivere insieme. All’epoca infatti le coppie che venivano fatte sposare nella prima adolescenza venivano, di fatto, tenute separate fin quando la moglie non era in età utile per generare un figlio.
In puntata ho detto che la lingua di corte, per secoli, era stata il francese. Questo per amore di semplicità, tuttavia occorre precisare che NON era il francese odierno, ma una lingua diversa chiamata anglo-normanna, appartenente alla famiglia della lingua d’oïl (e dunque di chiara ascendenza francese). L’anglo-normanno era la lingua del re, dei cortigiani e dell’aristocrazia in generale. Edoardo I e suo figlio Edoardo II furono fra i primi sovrani a parlare l’inglese, sebbene di lingua madre anglo-normanna ed Enrico V fu il primo re a prestare il proprio giuramento in inglese.
Mi sono anche resa conto che, per non appesantire e rendere poco chiaro il discorso che stavo affrontando ho semplificato, forse eccessivamente, l’omaggio feudale che merita qualche parola in più. Quello richiesto a Edoardo III era davvero un atto che di pratico aveva ben poco se non una simbolica offerta di denaro o beni, ma qualora la sottomissione fosse stata ottenuta con la forza l’omaggio diveniva qualcosa di assai ostico. In questi casi potevano essere richieste formule di sottomissione o offerte che simboleggiassero effettivamente i possedimenti acquisiti che meglio mostrassero l’effettiva superiorità del nuovo signore. L’omaggio poteva essere sia reiterato a date prefissate, era il caso dei re inglesi, o avvenire “una tantum”. La cerimonia prevedeva che il sottomesso si inginocchiasse a mani giunte di fronte al più potente signore mettendo le mani nelle mani mentre veniva pronunciato il giuramento di rito.
Per amore di precisione infine definisco meglio la data in cui l’Aquitania entrò nell’orbita inglese, era il 1152, quindi circa due secoli e mezzo prima dell’ascesa al trono di Enrico V.Sat, 18 Oct 2014 - 26min - 1 - La Guerra delle due Rose, il preludio
NOTA: in questo primo episodio Anna Lisa non aveva ancora trovato la sua strada e, prendendo come modello Historycast, leggeva un testo che aveva scritto, risultando un po’ stucchevole. Le puntate successive sono diverse, raccontate a braccio e non lette. Dunque se l’episodio 1 non ti ha soddisfatto concedici una seconda possibilità e prova a saltare avanti prima di rinunciare. Grazie!
In questa prima puntata, la prima di una serie volta a raccontare la Guerra delle due Rose, vedremo come il travagliato regno di Riccardo II e il suo altrettanto travagliato rapporto con parte dei nobili porterà suo cugino Enrico di Bolingbroke a detronizzarlo portando i Lancaster a sedere sul trono d’Inghilterra…
Piccola errata corrige: al momento dell’ascesa al trono Enrico IV non aveva quasi trent’anni, ma 32. Mi scuso per l’errore dovuto a un maldestro calcolo mentale.
Le musiche usate per l’episodio sono: Greensleeves di Neil Dawson e Susan di Vvsmusic.
Per le fonti bibliografiche usate per la puntata invece si rimanda a:
* Ian Mortimer (2007). The Fears of King Henry IV: The Life of England’s Self-Made King. London: Jonathan Cape.
* Saul Nigel (1997). Richard II. New Haven: Yale University Press
Sat, 20 Sep 2014 - 19min
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